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La carne coltivata è al centro di uno dei principali dibattiti dell’ultimo periodo. Si tratta di un alimento realizzato a partire da cellule animali, fatte poi riprodurre in laboratorio, al fine di ottenere, quindi, un prodotto di composizione interamente naturale. 

In Italia, in particolare, la sua importazione e produzione è stata vietata: “Una battaglia – spiega il ministro Lollobrigida – a difesa della salute dei cittadini, del nostro modello produttivo, della nostra qualità, della nostra cultura, semplicemente della nostra sovranità alimentare”.

Il nostro paese ha quindi deciso di opporsi fin da subito a questa innovazione, sia per un rifiuto categorico di un cambiamento sia a causa di molta diffidenza nei confronti delle conseguenze sulla salute. 

Moltissima è infatti la disinformazione sull’argomento, alimentata anche dai nostri politici, causa principale  della grande opposizione degli italiani. La prima incomprensione nasce dall’erroneo appellativo di “carne sintetica”, che  porta a pensare che si tratti di un prodotto realizzato con sostanze artificiali e, di conseguenza, dannoso per la salute e per il pianeta. Tuttavia, oltre all’assenza di materiali sintetici al suo interno, ad oggi nessun problema salutare è stato riscontrato. Inoltre, la carne coltivata è stata definita dagli esperti a basso impatto ambientale e attenta alla  salvaguardia degli animali.

Numerose sono quindi le false informazioni che circolano, a cui si aggiunge il dissenso delle persone appartenenti al settore dell’allevamento, spaventate all’idea di subire gravi danni economici.

In realtà, al giorno d’oggi, si tratterebbe di un’enorme svolta, in particolare a beneficio del settore ambientale. In Italia gli allevamenti intensivi sono infatti la seconda fonte principale di polveri sottili, contribuendo in quantità esorbitanti all’inquinamento globale. Agire su questo ambito significa, quindi, ottenere dei  grandi risultati. Si è parlato a lungo della necessità di ridurre il consumo di carne, ma si tratta ovviamente di una soluzione piuttosto irrealizzabile o, in ogni caso, lentissima. Convincere milioni di cittadini a cambiare le proprie abitudini alimentari è una vera e propria impresa, che richiederebbe più tempo di quanto possiamo permetterci. La ricerca ha quindi portato a una soluzione che andrebbe a ridurre drasticamente gli allevamenti intensivi, lavorando in contemporanea con il settore attuale della produzione della carne, senza bisogno che ognuno di noi cambi la propria dieta.

Nonostante tutto, però, il nostro paese rimane fermo sulla sua opposizione, senza proporre, tuttavia, un’alternativa agli allevamenti intensivi.  Però, data la necessità di contrastare i cambiamenti climatici, mantenere invariata la situazione attuale non è possibile. È quindi essenziale che l’Italia si sforzi di informarsi adeguatamente, ampliare i propri orizzonti e non tema le novità, al fine di promuovere il progresso e i benefici che esso può apportare alla società.

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