Più soli, più vecchi, più poveri. 

È questo il futuro che attende ognuno di noi.

L’Italia come tanti altri paesi, europei e non, sta attraversando un periodo definito ‘inverno demografico’. Questa fase, che secondo una previsione generale porterà nel 2080 ad essere ‘solo’ 48,5 milioni di italiani rispetto ai 59 attuali, rischia di avere gravi ripercussioni in diversi ambiti economici e sociali.

 

Ma perché l’allarme rosso “dell’innatilità” ci preoccupa così tanto?

 

Ebbene, per rispondere alla domanda bisogna guardare al futuro del nostro paese e a quelle che diventeranno le condizioni di vita di noi abitanti.

L’Italia, uno dei paesi meno fecondi d’Europa, subirà profonde trasformazioni per le conseguenze del calo demografico.

 

Tra le sfide principali, non potranno di certo mancare quelle economiche. Quest’ultime già ardue in periodi più tranquilli, rischiano di aggravarsi ulteriormente.

Una popolazione via via più anziana porterà il nostro paese a preoccuparsi di spese mediche sempre meno sostenibili: la richiesta di cure e servizi medici sarà più affollata e il sistema rischierà di incepparsi definitivamente.

Altre difficoltà, sempre in campo economico, riguarderanno i fondi pensionistici; una popolazione con un numero sempre maggiore di anziani non potrà essere sostenuta economicamente da una forza lavoro che di giovane ha ben poco, da qui la previsione di un’Italia sempre più povera.

Inutile discutere sul fatto che anziché bambini nasceranno problemi lavorativi sempre maggiori. 

E allora rimbocchiamoci le maniche e chiediamoci come possiamo risolverli?

Il nostro paese avrà bisogno di una forza lavorativa giovane, italiana e non, che versi i contributi pensionistici e le tasse, per sostenere la popolazione sempre più anziana e in generale i servizi pubblici.

 

Spagna e Malta non ci lasciano di certo soli in quest’era d’inverno demografico. 

Nelle stesse condizioni gli Stati Uniti che recentemente dispongono di un sistema di controllo delle nascite e stanno attuando una serie di iniziative legislative per favorire l’aumento della popolazione anche talvolta a scapito dei diritti personali inviolabili delle madri. 

Quali le condizioni dei paesi in via di sviluppo?

Sebbene noi tutti siamo a conoscenza delle gravi carenze costituzionali in molti paesi definiti in via di sviluppo, questi sono gli unici non colpiti dalla ‘tempesta glaciale’.

Secondo le ultime stime delle Nazioni Unite, nel 2050 l’Africa conterà ben 2.5 miliardi di abitanti…

È forse questo il futuro del mondo?

 

 

È anche ovvia la presenza di altre problematiche che riguardano il nostro paese che non si è mai veramente impegnato nelle politiche di welfare state. 

Al giorno d’oggi una piccolissima parte del PIL è impiegata a sostegno delle famiglie più numerose.

È necessario occuparsi della costruzione degli asili, delle infrastrutture e dell’istruzione per far sì che la scelta di una futura famiglia sia favorita e supportata.

 

Lo Stato dovrebbe quindi favorire la scelta di formare una propria famiglia venendo incontro ai genitori, disponendo fin dalla gravidanza agevolazioni non soltanto economiche ma anche orari e condizioni lavorative più adeguate. Non basta infatti concentrarsi unicamente sul fornire attività o sistemi in grado di gestire al meglio i più piccoli poiché al giorno d’oggi è indispensabile che i nostri bambini possano avere del tempo di qualità con i loro genitori. 

Sarà basilare mettere a disposizione diverse opzioni lavorative che riguardino l’ambito dei contratti sia dal punto di vista economico sia da quello temporale, che agevolino non soltanto le madri ma anche i padri.

 

Possiamo ancora cambiare il futuro del nostro paese, ma prima sarà necessario cambiare mentalità, partendo dalla frase di Albert Einstein che diceva: impariamo dal passato, viviamo il presente per sperare nel futuro.

Chiara D’Alessandro, l’angolo del caffè 

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