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Il tasso di fecondità è in calo, nell’ultimo decennio, nella stragrande maggioranza dei paesi europei. Il numero medio di figli per donna nell’UE è infatti 1.5, non solo lontano dal 2.0 necessario a garantire un esatto ricambio generazionale, ma anche abbastanza basso da
creare o accentuare problemi nei sistemi pensionistici dei diversi stati. Un calo troppo rapido della popolazione rischia inoltre di portare a problemi di crescita economica e disponibilità di lavoratori, e ha come immediato effetto un invecchiamento della popolazione, che richiede un potenziamento dei servizi sanitari nazionali.

Siccome il trend risulta essere lo stesso nella maggior parte dei paesi occidentali e in diversi paesi orientali (in particolare in Giappone, ma recentemente anche in Cina, dove però è facilmente spiegabile con le forti politiche a sfavore delle nascite applicate negli ultimi decenni), è irrealistico pensare di poterlo invertire totalmente mediante sostegni
economici o miglioramenti delle strutture necessarie alle famiglie, infatti la popolazione invecchia e diminuisce anche in paesi con una maggiore attenzione al welfare, come Svezia e Danimarca.

Esiste però un netto divario tra i paesi che, seppure in calo, sono in cima alla classifica europea per tasso di fertilità e quelli in fondo. È quindi importante studiare quali sono le politiche che, al netto delle diversità economiche e culturali dei diversi stati, sono più promettenti per mitigare questo fenomeno, rendendolo in teoria più sostenibile. Per esempio, la durata massima del congedo parentale in Francia è il doppio di quella in Italia (12 mesi invece di 6), e la differenza è ancora più significativa per quanto riguarda il
congedo di paternità: se in Italia solo recentemente questo è stato esteso a 10 giorni, in Francia i nuovi padri hanno diritto fino a 25 giorni di congedo. Tra le misure previste a favore delle famiglie in Italia ci sono diversi bonus, che però lasciano invariati problemi strettamente collegati agli obiettivi che si pongono: per esempio
è stato aumentato il bonus destinato all’utilizzo di asili nido, ma la disponibilità stessa di questi è in molte regioni inferiore al 33% di posti per bambino posto come obiettivo dall’Unione Europea, con minimi sotto l’11% in Calabria e Campania.

È quindi essenziale proseguire e aumentare gli interventi volti a mitigare la crisi del calo delle nascite, studiando attentamente l’impiego delle risorse, facendo riferimento alle diverse strategie già applicate in altri paesi.

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