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Saresti mai in grado di immaginare la tua vita senza i social network; senza il semplice scorrere costantemente su uno schermo nel quale speri a volte di trovare ciò che manca nella tua quotidianità?

I social network sono lo specchio delle nostre insicurezze, dei nostri desideri nascosti e della perfezione sempre ricercata in noi stessi e nelle nostre vite.

Siamo così costantemente attratti e interessati a sapere ciò che accade di nuovo ogni singolo secondo, da non renderci conto che, in fondo, stiamo solo sprecando il nostro tempo. Capita spesso a noi giovani di essere accomunati da un sentimento difficile da fronteggiare: la tentazione di prendere il telefono in mano pensando “Chissà cosa sta facendo adesso la mia amica, il mio amico, quello Youtuber che tanto mi piace…”. Intanto il tempo scorre e noi veniamo distolti da quello che stavamo facendo o da ciò che avremmo potuto fare se non fossimo stati distratti da un semplice video.

Se ci pensate, però, a quel video ne segue un altro e poi un atro ed un altro ancora; perché lo scopo del social network è proprio questo: ottenere l’attenzione degli utenti per il maggior tempo possibile, il più delle volte a scopo di lucro. Ogni media, in particolare Instagram e Facebook, possiede una bacheca che si aggiorna sempre al movimento del nostro dito. Questo, come dimostrano gli studi dello Stanford Persuasive Technology Lab, costituisce il cosiddetto “Sistema di ricompensa” alla base dello “slot machine”: tutte le volte che apriamo l’app ci potrebbe essere qualcosa di nuovo che ci aspetta. A lungo andare però questo sistema porta il giovane ad uno stato di dipendenza, al non poter più fare a meno di usare il social network. Stando ai dati raccolti dall’Irccs Stella Maris e dall’Ausl di Bologna, su oltre 8700 studenti fra gli 11 e i 17 anni, quasi il 12% sono dipendenti dai video giochi, il 3% fanno uso compulsivo dei social e il 2% rimangono chiusi nella propria camera davanti ad un computer e/o ad uno smartphone. Questi dati sono cresciuti esponenzialmente soprattutto in seguito al periodo della pandemia che ci ha costretti a rimanere chiusi nelle nostre case e a cercare un sostegno nei social media che spesso, infatti, costituiscono uno strumento attraverso il quale cerchiamo di evadere dai problemi.

Penso, però, che l’aspetto negativo più grande dei social sia la crisi di identità che la maggior parte degli adolescenti sono costretti a sperimentare. Molto spesso si tende a imitare ciò che si vede pur di sentirsi parte integrante della società. In questo modo compiamo delle scelte mettendoci nei panni di qualcun altro, senza mai mostraci per quello che siamo davvero. Veniamo calati in un mondo pieno di stereotipi da sempre presenti, come ad esempio che magrezza e altezza sono sinonimo di bellezza, che ricchezza è sinonimo di felicità, e questo ci porta a volte ad uno stato di malessere sia psicologico che fisico. La maggior parte degli adolescenti infatti vivono sempre sotto pressione sentendosi continuamente giudicati ed inferiori e, pur di rispettare “quei canoni”, modificano il proprio modo di essere, inclusi i comportamenti alimentari con conseguenti disturbi dell’alimentazione.  

Infine i social network spesso sono un mezzo che viene utilizzato per diffondere odio. Paradossalmente i social media, malgrado nascano con il buon intento di ridurre la lontananza e facilitare la comunicazione e l’interazione tra le persone, creano, in alcuni casi, un effetto opposto.

La mancanza di sicurezza unitamente alla libera possibilità di chattare attraverso un sistema di commenti all’interno di quasi tutte le app, permette anche ai cosiddetti “haters” di introdursi seminando ostilità, di insultare i comportamenti o, ancora peggio, offendere la personalità altrui, per il semplice piacere di farlo o per battere il proprio record di cyberbullismo, senza curarsi minimamente delle ripercussioni che tali azioni possono di fatto avere sugli utenti. 

Credo che i social siano, dunque, un pericoloso circolo vizioso nel quale molti giovani si rifugiano pur di evadere dalla realtà che li circonda, alla ricerca di ciò che non conoscono, spinti da un lato dal proprio senso di interesse e curiosità e, dall’altro, nei casi più estremi e preoccupanti, da un perverso senso di insoddisfazione.

Occorre fare attenzione, come in tutte le rivoluzioni culturali, a non lasciare troppo spazio allo strumento e poco all’autore; troppo spazio alla tecnologia e poco all’interpretazione umana che deve o dovrebbe mantenere il controllo su ogni azione in modo da non essere condizionata nelle scelte. Ottimo mezzo di comunicazione e diffusione di massa, ma non sostituibile con l’importanza di accumulare esperienze nuove ed indimenticabili come la scoperta diretta e personale di territori inediti e meravigliosi attraverso i nostri stessi occhi e non solo per via di video postati da altri.

Non sprechiamo la nostra vita osservando su di un freddo schermo quella di qualcun altro… Viviamo con l’ausilio della tecnologia e non per essa.

 

 

 

 

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