L’industria cinematografica, in costante evoluzione sin dalla sua nascita, sta attualmente assistendo a un rapido aumento di importanza delle piattaforme di streaming, come Netflix, Amazon Prime Video e Disney+, e
al conseguente aumento del loro peso nella produzione stessa di film e serie. Questo cambiamento è
causato dalla diffusione della visione di contenuti direttamente da casa in alternativa alla classica
proiezione in sala, il cui pubblico sta progressivamente diminuendo. Se si considera inoltre la netta
predominanza nel mercato di poche grandi case di produzione (principalmente Universal Pictures,
Warner Bros, Walt Disney, Paramount Pictures e Sony), si realizza facilmente quanto sia difficile per
produzioni indipendenti affermarsi con una così forte concorrenza.
Sebbene questo possa essere considerato e accettato come naturale effetto del libero mercato, bisogna
tenere conto del forte valore culturale della cinematografia: questa è infatti, oltre e prima che un’industria,
una grande ed efficace forma di espressione artistica, la cui diversità va preservata in favore della varietà
culturale. L’importanza di questo aspetto è riconosciuta da molto tempo: già negli anni ’50 si sono
sviluppati in diversi paesi europei meccanismi di agevolazioni e aiuti economici per gli studi cinematografici,
che si sono evoluti nei decenni successivi e sono attualmente riconosciuti e regolamentati dall’Unione
Europea.
In Italia il settore del cinema viene sostenuto dallo stato in diversi modi: la principale agevolazione è
costituita dai crediti d’imposta (in inglese tax credit), che permettono di compensare fino al 40% delle spese
di sviluppo, produzione e distribuzione dei film italiani considerati idonei, ma esistono anche dei contributi
automatici e selettivi, questi ultimi destinati a un numero ristretto di film selezionati da una commissione.
Se da un lato possiamo considerare positivamente l’interesse mostrato dallo Stato a sostenere il cinema italiano con
sussidi in costante crescita negli ultimi anni, dall’altro è naturale preoccuparsi della buona gestione e
dell’efficacia dei fondi messi a disposizione: nel 2023 sono stati destinati al tax credit 541 milioni di euro, 40
ai contributi automatici e 46,7 ai contributi selettivi; al di là delle scelte delle diverse commissioni per
l’attribuzione dei sostegni (che possono risultare controverse, come la mancata assegnazione di contributi
selettivi alla realizzazione del film di grande successo “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi), può
costituire un problema la distribuzione dei fondi tra le varie forme di contributi, che sembra favorire
l’assegnazione di tanti “piccoli” sussidi mediante tax credit, a discapito dei pochissimi film che
ricevono contributi selettivi (appena 51 nel 2022, divisi in più categorie).