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Nella lunghissima storia geologica della Terra, gli esseri umani occupano una piccolissima parte, eppure sono stati in grado di predominare e trasformare il pianeta, plasmando il paesaggio, influenzando il clima e alterando gli ecosistemi. La terminologia collegata a questo periodo, di norma chiamato “antropocene”, è stata messa in discussione dagli scienziati nonostante l’evidente impatto dell’umanità sul pianeta, la definizione formale dell’Antropocene come una nuova era geologica è stata rinviata.

Due sono i principali ostacoli al riconoscimento dell’antropocene, ossia la mancanza di una periodizzazione precisa e unanimemente accettata e la sua eccezionale brevità. Rispetto alle ere geologiche precedenti, che sono durate centinaia di milioni di anni, il nostro è un fenomeno di appena pochi secoli. Alcuni geologi ritengono che sia prematuro etichettare un’era così breve, poiché le nostre tracce a distanza di tempo potrebbero non essere ritrovate.

Io credo però che a questo punto della storia l’essere umano si “meriti”, anche se in questo caso il motivo non è particolarmente positivo, di essere inserito in una nuova era. A mio avviso infatti una nuova era deve iniziare quando il suo protagonista ha influenzato a tal punto la Terra, da essere in grado di modificarne sensibilmente il suo equilibrio. La prova evidente che ciò è avvenuto è il cambiamento climatico.

Le prove del nostro impatto sono schiaccianti: dall’estinzione di diverse specie animali e vegetali, alla crescita esponenziale delle emissioni di gas serra, dalla deforestazione su vasta scala all’inquinamento da plastica nei mari. Questi cambiamenti hanno lasciato e lasceranno una traccia indelebile nei fondali oceanici, nei ghiacciai e nelle rocce sedimentarie di tutto il mondo. Sono gli stessi scienziati a dirci che, se non effettuiamo un deciso cambio di rotta, causeremo la nostra estinzione e quella di gran parte della biodiversità esistente, creando così una notevole trasformazione del pianeta Terra.

 

Credo dunque che il ritardo nel riconoscere formalmente l’Antropocene sia dovuto principalmente a pressioni politiche, volte a creare meno allarmismo, ma reputo che una tale scelta di comunicazione non faccia altro che rifiutare di riconoscere quello che è il notevole impatto dell’uomo sul nostro pianeta. Al contrario, il suo riconoscimento dovrebbe servire da richiamo urgente all’azione.

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