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Con il passare degli anni dalla sua iniziale forma primitiva, Internet ha subito un’evoluzione a dir poco straordinaria e unica nel suo genere, trasformandosi da una rudimentale rete di informazioni digitali, quale era negli anni ’90, ad un ambiente altamente interattivo e ricco di risorse che definisce gran parte della nostra vita quotidiana. Soprattutto negli ultimi anni, infatti, questo continuo sviluppo è giunto ad un punto tale di trasformazione, rappresentato dalla nascita delle chatbot, che ha ridefinito radicalmente il concetto stesso di ricerca delle informazioni, che, ad oggi, sono sempre più facili da reperire nel vasto mare del web. Se da un lato, però, l’evoluzione dei motori di ricerca garantisce effettivamente un’agevolazione per l’uomo nel raggiungere le informazioni a lui necessarie, allo stesso tempo potrebbe sancire la fine di quella che era la funzione di Internet ai suoi albori, ovvero una sorta di “biblioteca digitale” nella quale l’individuo stesso doveva impegnarsi per trovare ciò che gli serviva. Dunque, poste queste premesse, dovremmo chiederci: è un bene per tutti che l’evoluzione del mondo digitale ci agevoli così tanto la vita oppure dovremmo in parte mantenere quel metodo di ricerca individuale basato sulla pazienza e sulle proprie abilità nel navigare all’interno dei siti internet? Per dare una risposta a questa domanda ci conviene fare un passo indietro e vedere realmente come si era sviluppato il mondo digitale durante gli anni della sua nascita e diffusione.

Innanzitutto, Internet nasce in un periodo successivo a numerose guerre e fra le più grandi nazioni del tempo; negli anni Novanta, infatti, Russia e America avevano appena concluso ufficialmente la cosiddetta “Guerra Fredda” e, in Europa, si stava creando quella che poi sarebbe diventata l’Unione Europea. In questo momento di apparente “rinascita” del mondo occidentale, dunque, era necessaria una forma di comunicazione e di reperibilità delle informazioni più veloce e comoda per i vari stati del mondo, a tal punto che, nel 1991 il CERN (Centro Europeo di Ricerca Nucleare) di Ginevra fonderà il cosiddetto “World Wide Web”. Da questo momento in poi, verranno segnate numerose tappe che sanciranno l’evoluzione del “WWW”, tra tutte, nel 1993, la creazione del primo browser di ricerca pubblico “Mosaic”. A differenza dei browser che noi utilizziamo ad oggi, Mosaic era un browser molto più limitato nei contenuti, ma per l’epoca rappresentava una vera e propria svolta per il mondo; per cercare ciò di cui si aveva bisogno, infatti, bastava digitare una parola chiave all’interno della barra di ricerca e, in seguito, il browser avrebbe selezionato tutti i link nei quali questa parola compariva. Come si può già notare, a differenza dei tempi moderni dove i risultati che il motore di ricerca ci fornisce dopo aver cercato una parola o una frase sono molto limitati, ai suoi albori, Internet ci si doveva in qualche modo sforzare per ottenere ciò che si voleva; “pazienza” e “concentrazione”, infatti, erano una sorta di requisiti fondamentali per poter navigare sul web.

Con il passare degli anni, però, questi prerequisiti, a causa della continua evoluzione e nascita di nuovi motori di ricerca, come Google o Bing, sono diventati sempre meno necessari all’interno di un individuo, in quanto divenne sempre più facile reperire esattamente il link o, in generale, l’informazione che si voleva visionare. Ciò che, però, ha rappresentato una sorta di “punto di non ritorno” da quello che era il vecchio concetto di Internet è stato, probabilmente, l’avvento delle chatbot, su tutte ChatGPT o Gemini. Grazie a questa nuova forma di motore di ricerca, infatti, tutto ciò su cui si basava l’Internet degli anni Novanta è quasi del tutto crollato; la pazienza e le capacità di trovare un articolo fra le centinaia di link che comparivano sullo schermo sono state rimpiazzate dalla comodità e dalla facilità nel reperire informazioni grazie alle dettagliate e immediate risposte date dalle chatbot in seguito alle domande che vengono poste.

Con questa affermazione, però, non voglio sostenere che sarebbe meglio tornare all’epoca primitiva di Internet, quando ognuno di noi doveva impiegare enormi quantità di tempo per trovare una singola informazione, anzi, credo che la continua evoluzione di questi motori di ricerca sia fortemente utile all’uomo per integrarsi al meglio nel mondo odierno. Quello che, però, potrebbe sembrare un evidente forma di pigrizia da parte dell’uomo, secondo me è solamente un passaggio necessario e inevitabile dell’evoluzione che sta avvenendo e che avverrà all’interno del mondo digitale; infatti, se si vogliono raggiungere nuovi obiettivi, in questo caso le chatbot, credo che sia inevitabile tralasciare alcuni obbiettivi raggiunti in tempi nei quali le necessità dell’uomo e della società in generale erano nettamente differenti rispetto a quelle odierne. 

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