Nel mondo sempre connesso e iperinformato in cui viviamo, l’assuefazione alle notizie è sempre di più un problema cruciale. Ma ci assuefacciamo a qualunque notizia o ormai ci siamo così tanto abituati ai conflitti da non dar loro più importanza?
Inizialmente l’annuncio di un nuovo conflitto cattura l’attenzione di tutti, che vengono sommersi da aggiornamenti, giudizi, analisi riguardanti lo stesso; viene coinvolta l’attenzione pubblica, si mobilitano giornali e social. Tuttavia, presto si ha un progressivo disinteressamento per la notizia da parte dei giornali e poi da parte della popolazione.
Questa indifferenza è dovuta a una normalizzazione di eventi drammatici, come le guerre, o è dovuta al dare attenzioni a nuove notizie, più accattivanti o felici, o è dovuta a un miscuglio delle due cose?
Negli ultimi anni si sono susseguiti vari conflitti e rivolte sparse nel mondo, come la guerra in Ucraina, le rivolte in Iran, il conflitto israelo-palestinese e altre che hanno suscitato ancora meno scalpore tanto da non rimanere sui giornali più di un paio di giorni o che durano da così tanti anni che sono praticamente state dimenticate, come il conflitto tra Taiwan e la Cina o la guerra civile nello Yemen. Il lungo protrarsi di un conflitto sicuramente ha portato a una normalizzazione delle notizie di questo tipo, permettendo un’assuefazione alle vecchie notizie e a volte anche alle nuove.
Un fattore significativo per questa assuefazione sono i mezzi d’informazione, in quanto decidono loro cosa pubblicare e quali saranno le notizie del giorno. Infatti questa normalizzazione deriva dalla loro scelta di pubblicare o meno un determinato articolo. Se i giornali pubblicassero almeno una volta a settimana un articolo su uno stesso conflitto, questo non verrebbe dimenticato, permettendoci di non dimenticare i vari scontri che avvengono nel mondo.
Inoltre la continua produzione di nuove notizie, riguardanti nuovi scontri o altro, porta a concentrarsi sugli ultimi annunci, trascurando o facendoci dimenticare di quelli vecchi, finché non vengono citati o accade qualcosa di simile; questo fenomeno è amplificato dall’utilizzo di titoli clickbait e dalla frenesia dell’attuale società, due fattori che portano i lettori a non soffermarsi eccessivamente sulle informazioni e a dimenticarle velocemente. Un altro esempio di notizia a cui sembra che ci siamo assuefatti sono i femminicidi: finché non è stata uccisa Giulia Cecchetin, e siamo stati sommersi da questa notizia, sembrava quasi non ci fossero stati altri femminicidi o non fossero così importanti.
In conclusione l’assuefazione alle notizie non deriva dalla mancanza di empatia, ma dalla sovrabbondanza di nuove informazioni e dall’indifferenza con cui leggiamo le notizie. Per evitare questo fenomeno, dovremmo leggere almeno una volta a settimana un articolo che ci aggiorni sugli avvenimenti dei giorni scorsi.