Da diversi mesi, il settore automobilistico europeo è entrato in crisi; ciò è dovuto a una serie di fattori diversi. Uno di questi è l’entrata in vigore di una legge che, a partire dal 2035, vieterà la vendita di motori a benzina o diesel.
Mentre in Europa continua, per ora, la produzione di auto con motori a combustione, la Cina, che al contrario ha sviluppato un fiorente mercato dei veicoli elettrici, ha acquisito una leadership sostanziale nella tecnologia necessaria per produrli, dalle materie prime alle batterie.
Il settore automobilistico in Europa rappresenta il sette per cento del Prodotto Interno Lordo del continente e garantisce 13 milioni di posti di lavoro. In queste settimane sono state numerose le notizie che hanno reso evidente una crisi senza precedenti del settore automobilistico nell’Unione Europea: i dati sulle vendite mostrano un mercato in declino, le aziende fermano interi stabilimenti e minacciano chiusure e licenziamenti, i dipendenti organizzano scioperi. Sono in grossa difficoltà anche le più grandi imprese europee, quelle che hanno avuto un ruolo fondamentale nell’industrializzazione del continente e che di questo processo sono diventate un simbolo, come la Volkswagen tedesca e Stellantis, erede dell’italiana Fiat e della francese Peugeot.
A causa dei numerosi scioperi, dell’entrata in vigore delle nuove leggi UE e della forte concorrenza cinese, il giornalista del Sole 24 Ore Luca Tremolada sottolinea come l’industria automobilistica europea, che per anni ha rappresentato la potenza economica del nostro continente, sia sull’orlo di un collasso e come questa crisi mostri l’ascesa di marchi americani e cinesi a scapito di quelli europei.
Non sono d’accordo con la posizione del giornalista. Infatti, sebbene sembri inevitabile un futuro dominato dai veicoli totalmente elettrici, con Tesla e altre marche extracomunitarie, i primi cinque modelli di auto più venduti nel Vecchio Continente restano di marchi europei. Solamente all’ottavo posto si trova un modello americano (la Tesla Model Y), che comunque registra un calo delle vendite del 26% rispetto al 2023. Da questi dati di Jato Dynamics si può osservare come gli europei preferiscano i modelli plug-in, con motore ibrido.
Come afferma il legislatore tedesco, l’Europa non è ancora preparata alla transizione e non dispone delle “infrastrutture necessarie per i veicoli elettrici”. Tuttavia, i dati suggeriscono che, pur non prediligendo i veicoli totalmente elettrici, gli europei si stiano orientando verso l’acquisto di auto ibride, così che, quando in Europa ci saranno più punti di ricarica, ogni cittadino potrà facilmente ricaricare il proprio mezzo.
Tornando alle parole di Luca Tremolada, il quale sostiene che in futuro i marchi europei scompariranno a fronte dello sviluppo di quelli americani come Apple e Google, ritengo che, nonostante il dominio di alcuni marchi stranieri in determinati settori, anche l’Italia e l’Europa vantino numerose eccellenze. In Piemonte, il brand Ferrero è riuscito a imporsi a livello mondiale: i dati ci dicono che la famiglia Ferrero, nel 2023, ha registrato un utile di tre miliardi di euro. Anche Lavazza ha portato la cultura italiana del caffè macinato in tutto il mondo. Ma non solo: si possono citare alcuni marchi dell’alta moda come Ferragamo, Gucci, Moschino, Prada, Armani e Dolce & Gabbana, che hanno contribuito a far conoscere al mondo intero la qualità del Made in Italy.
In conclusione, è vero che il settore industriale europeo, in particolare quello automobilistico, è stato messo in ginocchio dalla concorrenza straniera, ma sono convinto che le eccellenze europee non scompariranno mai grazie alla loro esperienza pluricentenaria.