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L’economia europea si trova al centro di una tempesta perfetta; una crisi profondissima, causata dalla congiunzione di vincoli normativi sul mercato, sta facendo crollare l’economia del nostro continente.

Questa situazione viene definita “una tempesta perfetta perché non c’è una sola causa scatenate, ma sono più fattori insieme che l’hanno creata, portando a una situazione di perturbazione dell’economia”.

 

La produzione automobilistica, una delle industrie su cui si basa l’economia europea, è in evidente declino, con una riduzione  del 4,2% con 1.118.083 immatricolazioni rispetto alle 1.167.637 unità di settembre dell’anno scorso. Questo forte calo delle vendite è principalmente causato dal divieto dell’UE di vendita di nuove auto a benzina o diesel dopo il 2035, scelta presa per ridurre le emissioni auto di CO2 nell’ambiente, così da arrivare a una situazione di neutralità climatica per il 2050; ciò però non implica che dopo il 2035 tutte le auto siano ad emissione zero, e dunque anche le automobili a combustibili fossili potranno circolare. Questo divieto ha dunque messo sotto pressione le principali aziende automobilistiche che hanno iniziato a investire sul rinnovamento della gamma, per rendere le proprie autovetture elettriche. Gli enormi investimenti, però, non hanno condotto ai risultati sperati, poiché i consumatori, avendo molte incertezze riguardo all’acquisto di automobili, non comprano, non sapendo nemmeno cosa acquistare poiché c’è la possibilità che in pochi anni questi modelli possano diventare obsoleti. Inoltre i veicoli elettrici prodotti dalle case automobilistiche europee presentano costi molto elevati e poca autonomia, problema che è in aggiunta alimentato da una rete di ricarica poco sviluppata sul territorio europee, rendendo così più difficili. 

 

Il calo delle vendite non è solo un effetto collaterale del divieto dell’UE, ma si inserisce anche in un contesto globale in cui l’Europa si trova a competere con mercati in emergenza, come la Cina, che hanno adottato metodi aggressivi per dominare il mercato delle auto. 

La Cina, mentre l’Occidente continuava a investire su auto a benzina o diesel, andava per il mondo ad accaparrarsi le concessioni minerarie per i materiali per le batterie delle e-car (come litio, cobalto, nichel), imparando quindi a costruirle ben prima dell’Europa; e ponendosi a un livello di vantaggio di tempo e materie prime, che corrispondono all’attuale potenza del Paese nel mercato economico. Al momento questo Paese è il principale competitore del nostro continente sul mercato elettrico, infatti le auto cinesi hanno prezzi più bassi rispetto a quelle europee – circa il 20/30% – e, in alcuni casi, hanno anche tecnologie più evolute, che vanno così a penalizzare l’industria manifatturiera europea.

 

L’EU per fronteggiare questa concorrenza ha dunque stabilito l’introduzione di dazi sulle importazione di auto elettriche cinesi fino al 35,3%, scelta presa per contrastare le sovvenzioni attuate dallo Stato cinese per sviluppare la tecnologia elettrica del paese.

I dazi hanno avuto un impatto non univoco; MG, casa automobilistica di origine inglese che dal 2007 fa parte del gruppo industriale cinese SAIC Motor, ha registrato il più grande calo di sempre nella quota di mercato BEV (Battery Elettric Vehicle) in Europa, passando dal 4,1% nell’agosto 2023 al 2,4% nell’agosto 2024.

 

Un’altra congiuntura da tenere in considerazione è che i passaggi tecnologici importanti, normalmente, avvengono in tempi lunghi e seguendo piccoli passi progressivi che man mano portano una tecnologia a diventare predominante sulle altre. La spinta normativa verso i BEV ha voluto indirizzare le case costruttrici verso una tecnologia non ancora consolidata e che non è detto sia la migliore soluzione per arrivare all’obbiettivo totale di emissioni zero. A livello tecnologico infatti ci sono aziende che stanno sviluppando altre tecnologie, come l’utilizzo di biocombustibili e di e-fuels per alimentare gli attuali motori a combustione interna, di cui però la produzione è attualmente molto costosa, oppure l’utilizzo dell’idrogeno in veicoli a fuel cells (pila a combustibili) che potrebbero rivelarsi più efficienti rispetto all’elettrico. 

 

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