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Nel vasto scenario della felicità globale, l’Italia si erge come un Paese piuttosto contraddittorio. Nonostante il 57% della popolazione si definisca complessivamente felice e speranzosa, esprime comunque preoccupazioni e stanchezza: la salute e le relazioni personali soddisfacenti emergono come le principali fonti di gioia, mentre l’incertezza economica genera timori. Queste sono le conclusioni di un’indagine Ipsos condotta dal team Public Affairs, presentata in occasione della Giornata Internazionale della Felicità 2024.

Tuttavia, il World Happiness Report 2024 mette in parte in dubbio questa narrazione ottimistica, piazzando l’Italia al 41º posto nella classifica mondiale della felicità, ben lontano da molti dei suoi vicini europei; questa tendenza negativa si protrae da qualche anno, con l’Italia che perde posizioni anno dopo anno. La discesa è evidente anche se si osserva il periodo dal 2006 al 2023, con l’Italia che scende al 99º posto nella classifica che misura l’evoluzione della felicità. Gli autori del rapporto identificano una serie di fattori chiave, come il sostegno sociale, il reddito e la libertà, che tendono a rendere le persone più felici, ma non individuano una causa specifica per il declino italiano.

Per quanto riguarda la mia esperienza personale, pur sentendo ogni tanto il peso dello stress, mi diverto molto quando trascorro il mio tempo libero con gli amici. Sono infatti dell’idea che gli italiani, se si guarda nei giusti contesti, sono spesso individui molto amichevoli ed accoglienti. Confrontando però la mia esperienza in Italia con quella in Nuova Zelanda – dove ho vissuto per 6 mesi – emerge un’interessante discrepanza.

La Nuova Zelanda, con il suo straordinario paesaggio e uno stile di vita rilassato, mi ha regalato un’esperienza fantastica: sebbene anche qui vi possano essere preoccupazioni, il tessuto sociale e la connessione con la natura offrono un rifugio dalla frenesia della vita moderna. I neozelandesi, nonostante le sfide economiche e sanitarie, mantengono un equilibrio tra lavoro e vita privata che è encomiabile. La Nuova Zelanda è stata addirittura classificata come il secondo miglior Paese al mondo per “vivere”, secondo un sondaggio condotto su oltre 20.000 expat in 46 paesi diversi.

Inoltre, tutti i neozelandesi che ho conosciuto praticano qualche sport, vanno in palestra e conducono uno stile di vita decisamente sano; addirittura era diffusa la cultura di andarsi ad allenare prima del lavoro o di scuola, in modo da iniziare la giornata sin da subito in maniera produttiva. E anche se ciò comporta impostare la sveglia alle 5 del mattino, non incide sulla propria stanchezza grazie allo stile di vita equilibrato diffuso nella loro cultura. Non a caso nella classifica in cui l’Italia risulta essere il 41º Paese più felice al mondo, la Nuova Zelanda occupa l’11º posto.

 

In conclusione, il viaggio attraverso la felicità è un percorso complesso ed articolato, influenzato da fattori sia culturali sia sociali. Mentre l’Italia lotta per mantenere la sua posizione nella classifica della felicità globale, paesi come la Nuova Zelanda ci ricordano l’importanza di trovare un equilibrio tra le sfide quotidiane e il piacere delle relazioni interpersonali e l’importanza della propria salute. Che si tratti di un caffè con gli amici sotto il sole italiano o di una passeggiata lungo le coste neozelandesi, la felicità può essere trovata ovunque ci sia un senso di comunità, connessione e speranza per il futuro.

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