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Dagli studi effettuati negli ultimi anni risulta chiaro che la percezione del nostro corpo è  fortemente influenzata non solo dai fattori sociali del contesto in cui viviamo, ma anche dai social media che propongono un modello di bellezza spesso standardizzato e che tende all’omologazione tra i vari paesi. L’esposizione incontrollata alle piattaforme web può provocare un’insoddisfazione corporea da cui derivano disturbi e patologie, talvolta anche gravi.

Contenuti che appaiono autentici, ma sono in realtà modificati, ingannano, infatti,  il nostro senso critico: non riusciamo a comprendere quale sia il loro grado di verità effettivo e ci lasciamo influenzare in maniera inconsapevole. Gli utenti si confrontano con gli ideali di bellezza proposti, spesso attraverso filtri e lunghi lavori di editing,  e li adottano per il proprio corpo, provocando inevitabilmente un’insoddisfazione che deriva dall’impossibilità di raggiungere la perfezione. Il vero problema, dunque, è il continuo confronto a cui esponiamo il nostro fisico e in generale la nostra vita: da quanto successo otteniamo a quale dieta seguiamo, da quali vestiti possiamo permetterci a quante attività portiamo a termine in una giornata, tutto viene paragonato ai contenuti che vediamo sui social. 

L’insicurezza legata al nostro aspetto fisico ci spinge inoltre a focalizzarci esclusivamente sulle caratteristiche negative, sui difetti che riusciamo a scovare, portandoci ad un’auto-oggettivazione, cioè una valutazione complessiva di noi stessi basata soltanto sul modo in cui appariamo.

Tra i disturbi più diffusi, troviamo i DCA, i disturbi del comportamento alimentare (tra cui l’anoressia nervosa, la bulimia e il disturbo da alimentazione incontrollata), che portano a disprezzare il proprio aspetto esteriore e a percepirlo in maniera distorta. Il recente studio The social media diet (Dane A, Bhatia K, 2023 ), in cui sono stati esaminati 50 casi condotti in 17 differenti paesi di individui di età compresa tra i 10 ed i 24 anni, ha mostrato una correlazione statisticamente rilevante tra i social media e le ossessioni come quella per l’esercizio fisico o le preoccupazioni relative all’immagine, all’alimentazione disordinata e alla cattiva salute mentale. I soggetti più a rischio sono le giovani donne con un indice di massa corporea elevato e, in generale, le persone con problemi di autostima preesistenti. Inoltre, i social media possono costituire un ostacolo alla guarigione, perché forniscono continuamente un innesco per il manifestarsi delle abitudini tipiche del disturbo.

Per questo motivo, è necessario educare i giovani all’utilizzo delle piattaforme web e ad analizzare sempre in maniera critica ciò che vi si può trovare: solo in questo modo si possono prevenire problematiche di questo tipo nei soggetti più vulnerabili, spesso molto giovani. Tra i 3 milioni di persone che soffrono di DCA in Italia, il 65% ha infatti un’età inferiore ai 25 anni e il 90% è di sesso femminile. 

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