la conquista di marte

Marte, quarto del sistema solare, è l’ultimo pianeta roccioso, ha un giorno lungo all’incirca quanto quello della Terra, un anno che dura poco meno del doppio di uno terrestre e presenta due satelliti, Deimos e Fobos. Osservato sin dall’antichità, è stato chiamato così in onore del dio della guerra a cui era associato il colore rosso, determinato dalla grande quantità di ossido di ferro che lo ricopre, con cui è possibile osservarlo.

Quando iniziarono i viaggi nello spazio, il pianeta divenne subito oggetto di interesse e, dopo la Luna, fu il primo corpo celeste verso il quale le agenzie spaziali mandarono sonde e veicoli robotici. Si scoprì che il pianeta è arido e pieno di crateri e che non ospita né vegetazione, né esseri viventi di grandi dimensioni.

 

Dall’inizio delle missioni si sono alternati momenti in cui il pianeta rimaneva “nell’ombra”, ad altri in cui ritornava sotto i riflettori, com’è successo nelle ultime settimane, dopo che sono state pubblicate le ultime scoperte del rover cinese Zhurong, che ha esplorato la regione di Utopia Planitia. La sonda, attiva dal 2021, è stata inviata per compiere rilevamenti e analisi sul suolo marziano e da queste ultime è emerso che il suolo presenta formazioni rocciose stratificate simili a quelle presenti sulle coste terrestri, strutture che indicano la presenza di antiche spiagge modellate dall’azione di onde e maree e che suggeriscono l’esistenza di un vasto oceano nell’emisfero settentrionale di Marte. Questi ritrovamenti forniscono prove concrete di un passato caratterizzato da significative masse d’acqua e, di conseguenza, condizioni potenzialmente abitabili. Sin dall’inizio delle esplorazioni, i ricercatori si sono soffermati sull’importanza di scoprire se, sul pianeta, sia possibile trovare acqua non solo allo stato solido (come suggerito dalla temperatura che oscilla tra i -120 e i -14°C) e si era ipotizzato che si sarebbe potuta trovare nel sottosuolo. Sulla Terra, infatti, la vita si è sviluppata solo grazie alla presenza dell’acqua, trovarla sul pianeta rosso avrebbe significato l’apertura di un nuovo fronte di ricerca che avrebbe potuto portare anche alla scoperta di forme viventi.

 

Diverse agenzie spaziali prevedono di inviare nuovi veicoli su Marte nei prossimi anni. Tra gli obiettivi, oltre alla ricerca di forme di vita, c’è la raccolta di campioni di rocce da portare sulla Terra. Il sogno, però, è farvi arrivare un equipaggio umano. L’impresa, tuttavia, oltre che molto costosa, risulta essere anche piuttosto complessa, ma, nonostante ciò, il magnate Elon Musk, con la sua agenzia Space X, ha reso nota la volontà di impegnarsi per arrivare a stabilire delle colonie terrestri. Secondo il suo programma, le prime astronavi verranno lanciate fra due anni, fra quattro ci saranno i primi atterraggi con passeggeri ed in circa vent’anni si costruirà una città autosufficiente. Il pianeta rosso risulta essere l’unico che potrebbe ospitarci, visto che, a differenza della Luna presenta un’atmosfera, seppur molto sottile e velenosa per le nostre vie respiratorie. 

 

È evidente, ormai, che il destino dell’uomo non sarà quello di abitare solo la Terra, ma cosa motiva tutte queste ricerche? 

Sicuramente, l’essere umano ama soddisfare il suo desiderio di conoscenza e l’esplorazione spaziale è uno dei migliori modi che abbiamo per farlo. La presenza dell’uomo sul pianeta permetterebbe infatti di raccogliere e analizzare i dati molto più velocemente. Studiare se, come e perché il pianeta rosso si sia inaridito ci permetterebbe di capire come far fronte al dilagante fenomeno di desertificazione in corso sul nostro pianeta. Inoltre, la ricerca di forme di vita, estinte e non, fa fronte alla paura dell’uomo di scoprire specie di viventi superiori a quelle terrestri che potrebbero provare a conquistarci, trasformando in realtà i numerosi film di fantascienza apocalittici prodotti negli ultimi decenni. 

Ma non è solo l’amore per la conoscenza a muovere le missioni. Si sta riaccendendo, infatti, un clima di competizione tra le potenze mondiali, simile a quello che si creò durante la guerra fredda nella corsa all’allunaggio. La gara, però non vede solo la sfida fra Stati Uniti e Russia, bensì la partecipazione di Cina, India, Emirati Arabi, dell’Unione Europea con l’ESA e di alcune agenzie private, i cui finanziamenti saranno necessari ai governi che vorranno lanciarsi alla conquista di Marte. Riuscirci significherebbe mostrare la propria potenza a livello internazionale ed essere nella posizione di affermare, prima di tutti, diritti sul suolo marziano, le cui risorse non sono ancora ben conosciute. 

Il futuro è ancora sconosciuto, ma sicuramente è scritto fra le stelle e sulla terra rossa di Marte.

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