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Dovrebbe essere resa possibile la condivisione di dati tra le aziende e le università? Questa scelta dovrebbe essere compiuta dalle istituzioni o dai singoli individui?

I social media e i videogiochi possiedono moltissime informazioni su di noi, che potrebbero essere utili per sviluppare nuove ricerche sul rapporto tra l’uomo e l’artificiale, ma queste informazioni sono private, ovvero appartengono alle aziende a cui noi abbiamo accettato di trasmetterli. Personalmente ritengo che sia giusto che i dati personali rimangano privati o che quanto meno la scelta di condividerli appartenga ai singoli individui. Sarebbe un’invasione della nostra privacy da parte delle aziende la scelta di condividere i dati alle università senza prima ottenere il consenso.

Inoltre dal 29 ottobre 2021 un decreto legislativo ha legalizzato la possibilità di usare dati per comprare contenuti e servizi digitali, come se questi fossero una vera a propria moneta. Si sono pertanto sviluppate delle aziende dedite a questo, come ad esempio Weople, che si definisce come una “banca” nella quale è possibile depositare i propri dati e decidere come gestirli. Si può infatti sia conservali in modo sicuro, sia venderli dopo averli resi anonimi.

Questo tema però non riguarda solo gli adolescenti, ma tutti. Infatti lo studio che è stato condotto su 89.000 italiani tra gli undici e i diciassette anni ha mostrato che quattro studenti su cinque accedono ai social almeno una volta al giorno, ma sono convinta che se si eseguisse lo stesso studio su un gruppo di persone dai diciotto ai quarant’anni i risultati non sarebbero molto diversi. È molto probabile che il gruppo di adulti partecipi meno attivamente, ovvero senza pubblicare post, ma ciò non significa che non accedano o mettano like, contribuendo in modo significativo all’accrescimento della banca dei dati che si sta formando.

Penso perciò che sia importante ricordare che i dati si collezionano grazie a tutti coloro che hanno un account, anche solo grazie alle informazioni che si utilizzano per creare il profilo, in base agli amici e alle celebrità che si seguono e in base ai like. Perciò bisognerebbe far acquisire consapevolezza alle persone su questo argomento, in modo che tutti possano essere sui social in sicurezza e conoscendo le proprie possibilità di gestione dei dati.

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