L’inizio di un nuovo anno è sempre un’ambiguità, perché porta con sé mistero ed imbarazzo.
Mi trovo di fronte ad un universo di possibilità e non so mai cosa aspettarmi, cosa dire o cosa fare, e intanto la marea di opportunità inizia a gravarmi sulle spalle come una straziante responsabilità. È proprio questo che smorza l’eccitazione e crea imbarazzo, portando con sé un asfissiante silenzio di fondo.
Anche quattro anni fa è successo: i miei coetanei ed io abbiamo sorvolato il 2019 con impassibilità, magari custodendo qualche ambizione e qualche sogno, ma in ogni caso senza riuscire a fare alcuna previsione matura riguardo al 2020; nessuno avrebbe mai immaginato però le terribili novità dell’anno a venire. Magari in quel momento le nostre parole non avrebbero mai arrestato il caos in arrivo, ma ora? Chi lo sa!
Penso che sia importante che l’incipit di un nuovo anno sia proprio il contrasto di questo imbarazzo: prendere parola e scandire le regole del nuovo anno, lasciare che il tempo avanzi portando con sé questo silenzio.
Ad esempio, io fatico a scorgere i cambiamenti del 2024 ma posso formulare un pensiero sui temi più caldi del 2023.
La salute mentale è uno di questi, e in questo ultimo anno è cresciuta ancora di più la sua considerazione. Sappiamo che qualche decennio fa era molto sottovalutata perché i problemi erano sempre stati altri, concreti e tangibili. Mentre adesso che il progresso ci ha donato una culla senza preoccupazioni simili, sono naturalmente sorti i disagi più astratti, i problemi una volta repressi, e sfortunatamente è stato proprio il Covid a ribadirne la presenza. Anche se con difficoltà, dei fondi per l’aiuto psicologico sono stati stanziati e ad oggi sono permanenti. Si è pensato che i fondi fossero stati eliminati, ma in realtà sono stati ridotti; perciò non possiamo lamentare alcuna indifferenza a riguardo. D’ora in poi l’evoluzione maggiore che potrà portare il 2024 sarà socio-culturale: ciò che si deve ancora comprendere è che non è ambiguo seguire una terapia o chiedere un’opinione ad uno psicologo, perché è ancora immobile l’idea popolare che farlo non sia necessario, o addirittura eccessivo; quest’idea dilaga in ogni generazione, fino alle più giovani, che si trovano costretti tra la necessità e la vergogna di chiedere aiuto.
In Italia forse è ancora più complicato deviare questa mentalità perché la maggior parte della cultura è antiquata, custodita e professata dalle vecchie generazioni che abbondano nel nostro Stato. Ma questa, come evidenziato da molte testate giornalistiche, è una situazione comune all’intero Continente Antico. Infatti non riesco ad immaginare se nel 2024 lo squilibrio tra giovani e vecchi potrebbe avere un risvolto inatteso. Mi sembra scontato che la crescita prosegua esponenzialmente nei Paesi in corso di sviluppo, come Brasile, Cina e India, mentre alle nazioni del vecchio mondo si prospetta una crescita lenta e graduale, e forse insufficiente per il progresso del nostro Paese. Tuttavia esiste un fattore che potrebbe ribaltare le sorti di tutto il mondo, ovvero l’AI, che è infatti qualcosa che conosciamo ancora poco e che soprattutto nasconde esiti per noi imperscrutabili. In questo momento è al centro dell’interesse generale e tutti cercano informazioni in merito, ma dubito che in futuro avrà la possibilità di frequentare la quotidianità delle persone come fa oggi. Magari progredirà a tal punto da spodestarci tutti e a quel punto sì che sarà al centro della nostra quotidianità. Io la vedo come una possibilità estremamente remota. Ma chi può dirlo! Alla fine di fronte ad un nuovo anno è impossibile essere seri e fare previsioni concrete.
Sinceramente non so proprio cosa aspettarmi dal 2024, né come persona né come cittadino. Per questo le mie opinioni in merito ai temi del 2023 restano vaghe e incerte, perché penso che non ci sia modo di fare previsioni né ipotesi concrete. Ciò nonostante, penso che una banale riflessione fatta ad inizio anno riguardo a ciò che è successo e a ciò che è in arrivo per prendere coscienza di che direzione stiamo seguendo e di che obiettivi desideriamo inseguire sazi, almeno parzialmente, l’ambiguità di inizio anno.