Mentre il mondo affronta il futuro tra un mix di preoccupazione e di buoni propositi, il 2024 potrebbe rappresentare per l’uomo e per il pianeta un anno cruciale sotto vari punti di vista. Diverse sfide globali, tra cui le tensioni geopolitiche, i cambiamenti climatici, il benessere sociale e la crescita demografica, saranno cruciali per scoprire cosa accadrà nei prossimi dodici mesi, o, ancora peggio, negli anni a venire.
Per quanto riguarda il costante e inevitabile fenomeno di crescita demografica in tutto il mondo, nel 2023 l’umanità ha raggiunto quota otto miliardi di persone, e, ad oggi, nel nuovo anno, secondo dati in tempo reale raccolti dal sito “Worldometer”, sono nati circa cinque milioni di esseri umani, mentre ne sono morti solamente la metà. Ma cosa potrebbe comportare una tale crescita, se lasciata incontrollata? Innanzitutto, è bene specificare come ci siano Stati, come India o Cina, nei quali questo fenomeno avviene in maniera più netta rispetto ad altri del mondo, e che, dunque, i grandi problemi causati dalla crescita demografica deriverebbero perlopiù da questi Paesi. Ciò nonostante, sarebbe inevitabile l’aumento della domanda di beni di prima necessità, come acqua o cibo, e, di conseguenza, la diminuzione dell’offerta da parte dei Paesi produttori della domanda. Per evitare un simile scenario, alcuni Paesi orientali stanno adottando una politica di natalità controllata, che, però, non sembra abbastanza efficacie per limitare la crescita smisurata delle nascite. In Italia, invece, secondo dati dell’ISTAT, in questo nuovo anno e in quelli a venire, la popolazione tenderà a diminuire in modo omogeneo e costante, a causa del basso tasso di natalità del Paese e dell’aumento degli anziani.
Trattando, invece, delle situazioni geopolitiche presenti all’interno del nostro pianeta, il 2024 potrebbe essere considerato un anno di svolta per l’uomo: le guerre più recenti, come quella fra Israele e Palestina, o Ucraina e Russia, si stanno protraendo di più di quanto si potesse immaginare, e, anzi, proprio in questi giorni, per quanto riguarda il primo conflitto, la disputa fra le due popolazioni si sta inasprendo sempre di più, e sta coinvolgendo Stati che, in origine, non erano direttamente coinvolti sul campo, come la Turchia, l’Iran e l’America. Questi conflitti, dunque, nell’anno che verrà, rappresenteranno sicuramente un punto chiave per la stabilità politica mondiale.
Infine, il 2024 rappresenterà, anche, un anno cardine per la svolta riguardante il clima e tutto ciò che ne deriva: il 2023, infatti, è stato un anno unico nel suo genere nell’ambito climatico, dal momento che è stato registrato come l’anno più caldo di sempre. In tutto il mondo si sono verificati fenomeni a dir poco inusuali per alcuni territori, che hanno causato enormi disagi alle popolazioni colpite. Un esempio che ci ha toccato per primi è sicuramente quello dell’Emilia-Romagna, avvenuto tra maggio e giugno del 2023, il quale si stima abbia causato un ammontare di dieci miliardi di danni alla regione. Non meno danni hanno causato gli incendi boschivi avvenuti in Grecia, e, in realtà, diffusi lungo tutta la costa mediterranea settentrionale, accentuati dal forte vento e dal caldo inusuale. Il 2024, dunque, dovrà a tutti costi, come anche ribadito durante la Cop28 di Dubai, essere l’anno del cambiamento, ma, vedendo ciò che è accaduto e ciò che sta succedendo in tutto il mondo, come i conflitti in Israele e in Ucraina, sarà molto difficile che ci si soffermi solamente sulla risoluzione del cambiamento climatico.
In conclusione, il 2024 potrebbe essere un anno di transizione e opportunità, ma richiederà un impegno globale senza precedenti. La cooperazione internazionale, la sostenibilità ambientale, la cura del benessere sociale e una gestione oculata delle risorse saranno chiave per plasmare un futuro migliore per tutti. La speranza è che, affrontando queste sfide con determinazione e collaborazione, il mondo possa aprire la strada a una nuova era di prosperità e armonia.