L’intelligenza artificiale può scrivere un romanzo, una canzone, una poesia. Ma può anche programmare un allenamento, suggerire una ricetta, o ancora tradurre in modo efficace una frase da una lingua ad un’altra. 

Ci preoccupiamo troppo o troppo poco? 

I rischi dell’uso dell’IA riguardano la privacy, i diritti umani, i possibili pregiudizi che possono distorcere le valutazioni in materia sanitaria e l’impatto sulla giustizia. Tendiamo ad allarmarci per poco senza tener conto che ci vorranno decenni se non secoli prima che l’intelligenza umana possa essere superata da quella di un computer, ma è comunque affascinante che negli anni in cui nascevano i nostri genitori si diffondevano i primi portatili e ora noi ragazzi in pochi minuti possiamo far parlare personaggi famosi, scrivere schemi per scuola, cucinare una torta e studiare solamente con un click. 

Secondo internet l’IA “è la tecnologia di base che consente di simulare i processi dell’intelligenza umana attraverso la creazione e l’applicazione di algoritmi integrati in un ambiente di calcolo dinamico” ma è giusto che affidiamo la nostra vita a calcoli e numeri informatici?  O non è vero che la nostra vita si basa su stimoli, improvvisazione e sentimenti? Ed è proprio perché sbagliamo e riproviamo che la nostra intelligenza logica, verbale, musicale, corporea, spaziale, interpersonale, intrapersonale  è migliore.

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