Il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres sostiene di aver “sperato in un risultato più ambizioso” per la Cop29 e chiede ai governi di considerare l’accordo come una base su cui costruire ancora. L’incontro mondiale sul clima si è chiuso con la decisione di destinare 300 miliardi di dollari all’anno ai Paesi in via di sviluppo per finanziarne la transizione energetica.
Oltre alla delusione per una cifra molto bassa, in quanto il totale da raggiungere entro il 2035 sarebbe di 1.300 miliardi di dollari all’anno, l’ipotesi di inserire anche la Cina all’interno dei Paesi finanziatori è fallita. Infatti quest’ultima non ha sottoscritto l’accordo, e comunque, sia per la Cina che per l’Arabia Saudita, il contributo sarebbe volontario.
Con la conclusione della Cop29 la sensazione è che l’attenzione sia stata concentrata su questioni economiche, tralasciando grandi temi come l’abbandono della dipendenza dai combustibili fossili, quasi a tutelare gli interessi dei Paesi più potenti della terra.
Purtroppo i Paesi produttori di petrolio presenti al summit come Arabia Saudita, Azerbaigian e continuano ad influenzare decisioni di questo tipo insieme alle grandi industrie.
Inoltre l’ipotesi che con il governo Trump gli Stati Uniti possano abbandonare gli accordi sul clima getta importanti dubbi sui risultati che si potrebbero raggiungere in futuro. Paesi come Cina e India, già poco collaborativi negli impegni sul clima, potrebbero seguire gli Stati Uniti. Durante il primo mandato di Trump c’era stata una riduzione del contributo americano al Green Climate Found, e molto probabilmente Trump deciderà di uscire dagli accordi di Parigi del 2015.
La conclusione del summit lascia numerosi interrogativi sul futuro: gli interessi economici sembrano come sempre prevalere sugli obiettivi da raggiungere.
Rimaniamo sostanzialmente legati all’utilizzo dei combustibili fossili, non sono stati raggiunti gli obiettivi per la transizione energetica dei Paesi in via di sviluppo e la Cina rimane un Paese con un’economia forte come quella degli Stati Uniti, ma tra i più inquinanti della terra (le emissioni sono circa tre volte superiori a quelle dell’Europa).
L’Europa non ha partecipato attivamente alla riunione della Cop29, probabilmente anche perché vive un momento in cui i conflitti e le questioni politiche hanno un peso superiore. La Francia stessa si è ritirata dal summit e non ha partecipato alla seconda settimana.
Sicuramente i problemi legati al clima rimangono un tema delicato e forse non viene dedicata la giusta attenzione né il giusto impegno in nome di interessi economici.
Si attende la Cop30 a Belem in Brasile a novembre 2025, procedendo su un sentiero nettamente sconnesso ed in salita.