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La COP 29, la conferenza delle nazioni unite sui cambiamenti climatici, che è terminata il 24 novembre a Baku in Azerbaijan, ha avuto come esito un finanziamento da parte dei paesi sviluppati nei confronti di quelli in via di sviluppo che si è rivelato non all’altezza delle aspettative. I paesi ricchi metteranno a disposizione entro il 2035 almeno 300 miliardi di dollari, ma anche se può sembrare una grandissima cifra, è nettamente inferiore alle risorse che secondo gli esperti servirebbero per poter risolvere i problemi più grandi imposti dalla crisi climatica, ovvero più di un miliardo di dollari.

I soldi dovrebbero arrivare in questi 11 anni sotto forma di sovvenzioni a fondo perduto, ovvero senza rimborso da parte del beneficiario, o sotto forma di prestiti a basso tasso. Anche i paesi che non sono ufficialmente inseriti tra quelli sviluppati nella convenzione ONU sul clima ma hanno grandi capacità contributive (ad esempio la Cina), sono spronati a contribuire alla causa.

La Cina oggi è il Paese che più inquina al mondo, responsabile di oltre il 30% per cento delle emissioni globali di anidride carbonica pur non essendo prima nella classifica delle emissioni pro-capite. Il presidente cinese Xi Jinping non è andato a Baku; però bisogna far notare che solamente sulla carta è ancora tra i Paesi in via di sviluppo, perché la lista Unfccc (Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici) dei paesi ricchi è quella stilata nel 1991 e solo per questo non include la Cina. Nel frattempo è diventata una superpotenza inquinante e, come tale, avrebbe dovuto finanziare di più quelli più poveri nella transizione, nell’adattamento e nelle perdite e i danni che gli effetti dei cambiamenti climatici stanno producendo. Anche gli USA non hanno offerto un sostegno finanziario al pari delle loro possibilità, sotto l’influenzadel neoeletto Donald Trump che non ritiene la questione del climate change di vitale importanza.

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres ha reagito dichiarando che aveva “sperato in un risultato più ambizioso – sia sul piano finanziario che su quello della mitigazione per affrontare la grande sfida che abbiamo di fronte”.

Ma, ha proseguito, “questo accordo fornisce una base su cui costruire” e ha aggiunto:”deve essere onorato per intero e nei tempi previsti”. Gli impegni devono diventare rapidamente denaro contante. Tutti i Paesi devono unirsi per garantire il raggiungimento della parte alta di questo nuovo obiettivo”. Oltre ai possibili finanziamenti la COP 29 si è prefissata come obiettivi anche la riduzione delle emissioni e di conseguenza anche il mantenimento del limite da non superare per quanto riguarda la temperatura terrestre di 1,5 gradi.

Noi della redazione riteniamo che negli ultimi tempi si stia sottovalutando in maniera eccessiva la questione del cambiamento climatico: dopo una grande rivoluzione iniziata da Greta Thunberg e portata avanti da tutti i ragazzi di molti paesi, sembra che i maggiori sistemi di governo ignorino la faccenda e la considerino un elemento di minore rilievo. Non bastano i dati e tutti gli eventi che stanno sconvolgendo il mondo a scuotere gli animi di chi può veramente fare qualcosa; le nostre azioni per quanto utili non potranno mai dare degli esiti veramente significativi. Il destino del pianeta è ancora una volta scosso da fattori che per ragioni puramente economiche non verranno eliminati o quantomeno limitati nel breve termine.

 

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