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Negli anni ’90, il World Wide Web è stato introdotto come un sistema per navigare tra diverse pagine web, e all’inizio del 2000, l’arrivo in Internet di social media come Facebook, Twitter e YouTube ha cambiato per sempre la condivisione di informazioni e la comunicazione online.

Dopodiché negli ultimi due decenni l’introduzione dei dispositivi mobili ha reso Internet sempre più accessibile.

Nel corso degli ultimi tre decenni, Internet ha subito una trasformazione epocale, passando da un mondo di siti web statici a un vero e proprio ecosistema di interazione sociale e soprattutto di informazione istantanea.

Adesso con un clic possiamo accedere a una quantità incredibile di dati e opinioni provenienti da tutto il mondo. Questo ha portato a quella che viene definita una democratizzazione dell’informazione, permettendo a chiunque di apprendere su qualsiasi argomento indipendentemente da chi sia o dove si trovi.

Al giorno d’oggi Internet rappresenta una presenza costante nelle nostre vite, ed è una tecnologia alla quale ci affidiamo per qualsiasi cosa: ora è normale fare acquisti online, lavorare da remoto o comunicare istantaneamente anche con persone molto distanti da dove ci troviamo. 

Ci sono quindi tantissimi elementi positivi, ma con tutte le innovazioni portate dal World Wide Web sono nati anche nuovi problemi. 

Tra tutte le questioni su cui ci si potrebbe soffermare, quelle più delicate sono quelle che riguardano la quantità di informazioni che recepiamo ogni giorno, la velocità con cui le apprendiamo e il grado di attendibilità che le caratterizza. In questo periodo storico ogni essere umano raccoglie più informazioni in un mese di quante ne recepiva un uomo del Settecento in tutta la sua vita. 

La facilità con cui possiamo documentarci su qualsiasi tipo di argomento ci permette di approfondire molto i nostri interessi oppure di trovare una veloce risposta alle nostre più banali curiosità. Per fare ciò basta avere un dispositivo dotato di connessione dati o collegato ad una rete Wi-Fi.

Tuttavia i criteri di controllo della veridicità delle informazioni non sono abbastanza efficaci per poter garantire che quello che si sta leggendo sia effettivamente corretto, e anche se lo fossero, non potrebbero mai stare al passo con l’enorme quantità di dati che ogni giorno viene immessa all’interno del WWW.

Ad esempio, ogni minuto vengono creati 571 nuovi siti web, ma nessuno ne controlla l’origine o il contenuto, perché chiunque può pubblicare quello che vuole senza nessun tipo di requisito particolare.

Ora l’intelligenza artificiale ha aggiunto un ulteriore strato di interattività online. Questi programmi di IA sono in grado di simulare conversazioni umane e fornire assistenza automatica su una vastissima gamma di argomenti, fatta eccezione per contenuti sensibili o che potrebbero risultare dannosi per l’utente o per altre persone.

Inizialmente utilizzati per servizi clienti e supporto tecnico, i chatbots adesso sono integrati in numerose piattaforme e programmi come assistenti virtuali, che aiutano le persone a svolgere determinate azioni.

Ciò ha semplificato notevolmente l’accesso alle informazioni e ai servizi online, eliminando la “fatica” di dover scrivere sulla tastiera e scorrere tra le decine di siti che il motore di ricerca dispone sullo schermo.

Anche in questo caso, nonostante alcuni tipi di informazioni vengano filtrate, non si sa quanto quelle presentate siano attendibili.

Inoltre, nonostante la capacità dei programmi di IA di processare una grandissima quantità di dati in pochissimo tempo, questa, a seconda del tipo di programma di addestramento utilizzato, potrebbe riorganizzare le informazioni in maniera errata e rispondere quindi con risultati sbagliati.

Molto importante è anche la questione legata alla privacy e alla violazione del copyright: a meno che non sia scritto nella sua programmazione, un’intelligenza artificiale non è in grado di distinguere le informazioni pubbliche da quelle private o protette da copyright. Ovviamente chi ne fa uso può esserne inconsapevole o meno, ma questo non può essere garantito da nessuno.

Ma il problema più grave riguarda le bolle informative, che esistevano già prima dell’invenzione dei chatbots. 

Su numerose piattaforme, sin dalla loro creazione, sono stati installati degli algoritmi dediti al filtraggio dei dati per far sì che l’utente ricevesse soltanto le informazioni che gli interessavano, in modo che non vedesse contenuti a lui sgraditi o che riteneva noiosi, per incoraggiarlo a continuare ad usarle. 

Adesso i programmi di IA hanno aggiunto un ulteriore livello di filtraggio, e questo limita ancora di più il tipo di informazioni e dei punti di vista alla quale una persona viene esposta nel momento in cui decide di informarsi su un determinato argomento, rendendo molto più rigide le sue opinioni su di esso.

Come molto spesso accade in questi casi, l’unica soluzione sarebbe l’introduzione di standard di regolamentazione a livello internazionale, per tutelare la navigazione in internet degli utenti. Se con l’introduzione di Internet i governi di tutti il mondo non sono stati in grado di stare al passo con il progresso, speriamo che ora ne saranno capaci.

Questo marzo il Parlamento Europeo ha approvato la legge sull’intelligenza artificiale. Pur trattandosi di un enorme passo avanti, le nuove regolamentazioni sono ancora troppo generiche e si concentrano principalmente sulla questione del riconoscimento biometrico e delle immagini manipolate o completamente generate da IA.

In definitiva, l’evoluzione di Internet ha cambiato radicalmente il modo in cui viviamo ma soprattutto apprendiamo. Il progresso continuerà a renderci sempre più facile reperire informazioni, portando con sé benefici ma anche rischi.

Internet, e con esso l’intelligenza artificiale, saranno sempre più presenti nelle nostre vite, e dobbiamo fare in modo di essere preparati al futuro digitale che ci aspetta.

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