È da ormai poco più di un anno che gli occhi di investitori e di mercati internazionali sono puntati attentamente sul conflitto in Ucraina, alla ricerca di un progressivo allontanamento di una nuova minaccia economica e sociale; sfortunatamente per loro, però, è sorto un ulteriore problema. Infatti, il propagarsi di un nuovo fronte bellico nel territorio dello stato di Israele ha colto di sorpresa tutti i grandi investitori, i quali non avrebbero mai immaginato che una guerra che ormai si prolunga da quasi settant’anni potesse essere una vera e propria minaccia per l’economia globale.
Ma allora quali potrebbero essere le ripercussioni economiche sui portafogli delle famiglie e dei mercati nel mondo? Il timore di molti analisti è quello di un possibile diretto coinvolgimento di Paesi come l’Iran, l’Arabia Saudita o gli Stati Uniti, che fra tutti sono quelli che maggiormente guadagnano su esportazioni di petrolio e di gas naturale in tutto il mondo. Un loro coinvolgimento, dunque, potrebbe portare, più che ad un innalzamento del prezzo del petrolio, che per ora non preoccupa i mercati, ad un’impennata del prezzo del gas, materia prima già fortemente penalizzata dalla guerra in Ucraina, dal momento che molti paesi europei, secondo “Il Sole 24 Ore”, dipendevano prima del conflitto per circa il 50% da gas proveniente dalla Russia.
Ciò nonostante, secondo i dati raccolti dall’inizio del conflitto, per ora i mercati hanno registrato solamente una decrescita dello 0,5%, poiché né Israele né la Palestina sono coinvolti in modo ingente negli scambi commerciali con il resto del mondo. Oltre a gas e petrolio, però, molto importante è il monitoraggio sui cosiddetti “beni di rifugio”, ovvero dei beni che, indipendentemente dalla presenza di un conflitto, mantengono un valore che varia in maniera molto ristretta. Un esempio è l’oro che ha rilevato, dall’inizio della guerra, un innalzamento del prezzo di circa del 5%, arrivando a costare 1957 euro all’oncia, prezzo che però, stando alle speculazioni, potrebbe variare tra i 2000 e i 2100 euro all’oncia entro fine anno; questo dato, dunque, preoccupa gli investitori, dal momento in cui l’oro raramente dovrebbe subire variazioni sul suo valore.
In conclusione, la guerra in Israele, per ora, non sembra influire in modo significativo su mercati ed economie, ma per poter stimare il vero impatto che potrà avere si dovrà aspettare qualche settimana, se non mesi, soprattutto per inquadrare le vere intenzioni di Paesi influenti come Iran e Arabia Saudita.