Gli Stati Uniti, sotto l’amministrazione Trump, non inviano negoziatori di alto livello e si ritirano di nuovo dall’accordo di Parigi, in vigore da dieci anni. La conferenza riunisce 170 paesi più l’UE per definire obiettivi e misure sul clima, con sei temi centrali tra energia, foreste e agricoltura. A dieci anni dall’accordo, i paesi devono verificare i progressi e trasformare gli impegni in azioni. Secondo me, il cambiamento climatico è una priorità assoluta e che i paesi riconoscono la gravità della situazione. Si percepisce la volontà di fare, ma anche la difficoltà di trovare accordi rapidi e concreti. La Conferenza ONU sul cambiamento climatico è uno strumento essenziale ma imperfetto: riunisce il mondo attorno a un problema urgente, ma produce spesso risultati lenti e compromessi poco ambiziosi. Tuttavia, senza questo processo multilaterale avremmo ancora meno coordinamento e progresso sul clima. Pur con tutti i suoi limiti, resta uno dei pochi spazi dove i Paesi possono almeno provare a costruire soluzioni comuni.




