La possibilità che il Governo italiano firmi un contratto con Starlink, la costellazione di satelliti che permette a tutti l’accesso ad internet dappertutto di proprietà di Elon Musk, ha generato un’intensa polemica politica: il Ministro della difesa Crosetto ha sottolineato che un sistema di 6.700 satelliti in orbita bassa potrebbe essere molto più utile alla Difesa rispetto ai satelliti Sicral, che sono affidabili ma offrono una copertura geografica e banda limitata. Si è anche parlato del progetto Iris2 della Commissione Europea, cioè l’alternativa “non praticabile” a Starlink, la cui operatività è prevista non prima del 2030. Esso manderebbe in orbita una costellazione di 290 satelliti con un investimento di oltre 10 miliardi di euro.
Siccome SpaceX risulta essere, al momento, l’unico operatore a possedere una rete satellitare in orbita bassa da poter assicurare un servizio di copertura che corrisponde alle richieste, la Difesa è “forse” obbligata a integrare i satelliti Sicral con satelliti in orbita bassa come quelli di Starlink. Tuttavia, sono state espresse forti preoccupazioni, dal momento che fare affidamento su un’azienda privata come Starlink potrebbe compromettere la sicurezza informatica del Paese. A questo si aggiunge anche il fatto che varie inchieste hanno evidenziato come Musk abbia sviluppato una stretta relazione con il presidente Vladimir Putin.
Quindi a questo punto l’Europa non può permettersi tempi lunghi perché è urgente avere una connessione satellitare sicura e i rischi di dipendere da soluzioni esterne o rimanere indietro in un contesto competitivo sono elevati. Allo stesso tempo, però, gli Stati membri dell’UE non possono rischiare di affidarsi a un operatore extraeuropeo come Elon Musk, che potrebbe disattivare la propria infrastruttura “a piacimento”.
Quindi, secondo me, l’Europa dovrebbe agire in fretta e dovrebbe anche cercare di usare Starlink per risolvere i problemi a breve termine, ma allo stesso tempo dovrebbe lavorare velocemente per creare soluzioni proprie, così da non rimanere indietro rispetto ad altri Paesi nel futuro.
