Negli ultimi anni si è discusso molto dell’impatto negativo dei social sulle persone, in particolare sugli individui più giovani. A proposito di ciò, nelle scorse settimane è stata mossa, da parte di 13 stati americani, un’accusa di danneggiamento della salute mentale contro la società che si occupa di Tiktok, uno dei social network più utilizzati; è stato soprattutto contestato il modo in cui opera l’algoritmo di questa app, creato per fornire allo spettatore i contenuti più convincenti e vicini ai suoi interessi, e che, secondo l’accusa, è stato ideato per aumentare i profitti, senza considerare la sicurezza del pubblico. I problemi psicologici e fisici che possono conseguire dall’utilizzo dei social, in generale, sono tanti.
Innanzitutto, spesso, confrontarsi con gli standard di bellezza di influencer o modelle sui social può portare a stati d’ansia per il proprio aspetto fisico e, nel peggiore dei casi, a veri e propri disturbi alimentari. A contribuire a questa “ansia da paragone” sono certamente i filtri che vengono utilizzati per foto e video, che alimentano un concetto di uniformità nell’aspetto e di perfezione estetica. La necessità di paragonarsi ad altre persone non nasce dai media in sé, ma dall’enorme quantità di immagini che incontriamo ogni giorno online, spesso ritoccate per poter rientrare nei canoni di bellezza prestabiliti e imposti dalla società. Si tratta sicuramente di una situazione che non coinvolge solo i social media e internet ma anche le pubblicità dei negozi di vestiti e, in generale, la nostra società. Bisognerebbe provare a contestare questo ideale di bellezza e corpo perfetto, perché non esiste.
Un altro evidente problema è il tempo che viene passato, specialmente dai più giovani, a guardare il proprio telefono, scorrendo per ore i video. In media, nel mondo, le persone passano tra le 3 e le 4 ore al giorno sul proprio telefono ed è un dato in continua crescita: il tempo, che potrebbe essere impiegato per studiare, leggere, praticare uno sport o semplicemente coltivare un hobby, viene concentrato nell’utilizzo degli schermi. Si tratta di qualcosa di pericoloso che può influenzare molto le vite degli adulti e soprattutto dei giovani, e per questo sarebbe necessario un maggiore controllo da parte dei genitori e da parte delle stesse piattaforme, che dovrebbero rivedere il sistema, introducendo dei limiti di tempo.
Inoltre, se da un lato i social permettono di mantenersi in contatto con molte persone contemporaneamente, spesso portano i giovani ad estraniarsi dalla realtà o ad incorrere in situazioni pericolose online, dove sono tanti i truffatori o gli individui che fingono di essere altri.
Collegata alla questione del tempo passato sui social, che impedisce di fare attività fisica e che influiscono sulle vite delle persone, è legata anche l’obesità, una malattia che colpisce sempre più persone. Infatti, oggigiorno, siamo bombardati da pubblicità di cibo che vengono trasmesse in tv nelle ore di massima esposizione dei minori ad essa, e in molti video online le persone, non esperte, danno consigli dannosi per la salute su come prendere o perdere peso. Sicuramente è una condizione fisica condizionata dai social solo in parte, però i pericoli a cui si può incorrere fidandosi di indicazioni di sconosciuti sono molti.
Infine, anche l’intelligenza artificiale ha un ruolo importante nella gestione dei social. Infatti, il controllo dei contenuti è ormai quasi unicamente nelle mani dell’IA, che, per esempio, controlla l’80% dei video pubblicati su Tiktok, e l’algoritmo è anch’esso una tecnologia automatizzata. E’ ormai evidente che questo sistema informatico potrà rivoluzionare le nostre vite, anche in positivo, ma non sappiamo quale potrebbe essere l’effetto sulle piattaforme online, che hanno già la capacità di tenere alto l’interesse dello spettatore per molte ore. E’ importante ricordare che l’ansia e lo stress dei giovani sono condizionati da molti elementi della società e sicuramente i social sono uno di quelli. E’ necessario un controllo più approfondito da parte dei genitori e c’è anche bisogno di un cambiamento da parte delle aziende che gestiscono le piattaforme, che dovrebbero dedicare più risorse alla sicurezza e al controllo.