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La Pianura Padana, l’area più densamente abitata in Europa, è spesso nota per i suoi altissimi livelli d’inquinamento atmosferico, che nei primi due mesi del 2024 hanno raggiunto livelli molto preoccupanti per la salute dei suoi abitanti.

 

Il 2024 si è aperto infatti con allarmanti livelli d’inquinamento che hanno costretto molti comuni a mettere in atto numerose norme anti-smog per cercare di migliorare la qualità dell’aria del Nord Italia: per numerosi giorni antecedenti queste misure era infatti comune potere osservare una sorta di nebbiolina molto densa che copriva l’area interessata, e in particolare i maggiori centri abitati. La fonte di quella nebbia poteva essere facilmente confusa con la grande umidità nell’atmosfera, ma riflettendoci un attimo e pensando alle rarissime piogge che hanno preceduto quel periodo, ci si accorgeva in fretta che si trattava esclusivamente di aria fortemente inquinata.

 

Parliamo in particolare di altissime concentrazioni di sostanze chimiche nocive (ossidi di azoto e ozono) e di polveri (o particolato) molto sottili, chiamate anche PM per indicare particelle con un determinato diametro aerodinamico: le principali polveri che interessano l’inquinamento sono i PM10 e i PM2,5.

I PM10 indicano le particelle “grossolane”, ossia con diametro compreso tra i 2,5 e i 10 μm, il che equivale a un massimo di un millesimo di millimetro. Questo tipo di polveri è in grado di permanere a lungo in aria, essere trasportato dagli agenti atmosferici e hanno natura chimica altamente variabile. Possono avere un’origine naturale, dovuta all’erosione del vento o alla combustione non artificiale di piante, oppure antropica o artificiale (che è il principale inquinante), formandosi per esempio in seguito alla combustione di prodotti artificiali come la benzina nelle automobili; in seguito vengono divise ulteriormente in primarie, emesse in atmosfera come tali direttamente da una determinata sorgente, o secondarie, derivate dal coagulo di polveri più fini o dalle reazioni chimiche che possono avvenire nell’atmosfera tra altre sostanze inquinanti. Presentano un grande pericolo per l’apparato respiratorio umano, poiché sono facilmente in grado di raggiungere i polmoni se non si utilizzano adeguate protezioni.

I PM2,5, ossia le polveri “fini”, indicano invece le particelle con diametro inferiore ai 2,5 μm. Si possono suddividere anch’esse in naturali o antropiche, primarie o secondarie, ma sono molto più piccole dei PM10 e per questo motivo penetrano più profondamente nel sistema respiratorio fino a entrare nel circolo sanguigno e ostruire i vasi sanguigni. 

 

Questa situazione di forte inquinamento non è tuttavia inconsueta: nelle principali provincie come quelle di Torino e Milano, caratterizzate da una grande industrializzazione, sta capitando ormai molto raramente di trovare delle giornate con livelli di particolato e sostanze inquinanti inferiori alla norma. I limiti giornalieri imposti dall’Unione Europea (ritenuti comunque inadeguati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità) di 50 μg al metro cubo per trentacinque giorni l’anno per i PM10 e di 25 μg al metro cubo per i PM2,5 vengono infatti superati quasi quotidianamente, ponendo a rischio le vite di molti cittadini: nel caso di Torino, la sola soglia di PM10 venne già superata sedici volte nel solo mese di gennaio 2023, mentre nel 2022 venne sorpassata per ben novantotto volte.

 

Molti cittadini vedono regolarmente un peggioramento delle proprie condizioni di salute a causa di questo fenomeno, in particolare bambini, anziani, donne in gravidanza e persone soggette a malattie croniche, sanguigne o respiratorie, spingendo così molti di questi a portare le istituzioni in tribunale per difendere il proprio diritto di un’aria pulita e sana; si stimano inoltre più di ottantaquattro mila morti precoci all’anno con una riduzione della speranza di vita di almeno un anno. 

 

Le cause di tutto ciò sono facilmente riconducibili alla conformazione geografica di questo territorio: circondato a sud dagli Appennini e a ovest e nord dalle Alpi, gli agenti inquinanti tendono a stanziare in quest’area grazie alla scarsa probabilità di essere spostati dai venti, bloccati dalle montagne, e hanno come unica via di fuga il lato orientale rivolto verso il Golfo di Venezia e il Mar Adriatico. 

L’area, come già anticipato, è inoltre la più densamente popolata d’Italia e d’Europa: sebbene occupi solo il 13% del territorio nazionale, ospita oltre il 30% della popolazione italiana, favorendo ulteriormente la produzione di sostanze inquinanti attraverso fabbriche, uffici, abitazioni, trasporti e allevamenti intensivi. 

 

Sfortunatamente si può fare ben poco per porre rimedio a questo enorme problema: poiché installare ventilatori giganti sulle montagne per formare dei venti favorevoli è impossibile, l’unica soluzione rimasta è quella di limitare le emissioni nell’ambiente. Piuttosto che implementare nuove normative temporanee quando è già troppo tardi, le istituzioni potrebbero iniziare a promulgare leggi che limitino l’utilizzo di macchinari inquinanti, dalle vetture ai macchinari privati o da lavoro fino agli allevamenti intensivi, oppure incentivare i cittadini a sostituire le tecnologie più datate e meno efficienti con le più recenti attraverso nuove agevolazioni economiche. 

 

Finché questo non verrà messo in pratica, non ci resta che rimboccarci le maniche, chiudere tutte le finestre, tappare ogni singolo spiraglio d’aria e acquistare decine di depuratori.

 

       David-Leonardo, L’Angolo del Caffè

 

Fonti: Agi, Ansa, Arpat, Astrospace, Comune di Milano, il Fatto Quotidiano, Il Sole 24 Ore, Le Scienze, Linkiesta, Medico e Paziente, Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Regione Veneto, Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, Wikipedia.

Foto: David-Leonardo, 17 Febbraio 2024, Torino.

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