Sempre più frequentemente sentiamo parlare dell’emergenza migranti e stranieri in Italia. Ma non teniamo conto del fatto che esiste un’altra emergenza migranti, ossia quella degli italiani che lasciano il proprio Paese. Infatti secondo i dati riportati da un’indagine, il 40% dei camici bianchi sta valutando la fuga all’estero, per non parlare di coloro che l’hanno già lasciato. Ma quali sono i motivi che li spingono ad abbandonare il proprio Paese? Data la complessità del fenomeno, concentrandosi su un’unica categoria professionale, quella dei medici, sappiamo che il 96% dei medici italiani ritiene importante il proprio lavoro, ma nell’attuale società sembra che il ruolo del medico sia meno importante rispetto a quello assunto durante il periodo pandemico.
Attraverso un sondaggio tenuto dall’Istituto Piepoli, i medici desiderano assumere un peso maggiore nel mondo sanitario che però non è sempre raggiungibile per via di un’eccessiva burocrazia che si manifesta costantemente nel loro lavoro. Proprio questa condizione di difficoltà li costringe alla ricerca di nuove opportunità all’estero con sbocchi di lavoro e prospettive economiche migliori. A lungo andare, si forma così un circolo vizioso che consiste in una continua perdita di giovani talentuosi italiani che decidono di migrare verso Paesi più sviluppati, provocando così un rallentamento dello sviluppo economico e sociale in Italia.
Mentre tale fuga non sempre diventa la notizia principale delle pagine dei nostri quotidiani, sembra non avere soluzioni un’altra emergenza migranti, quella degli stranieri che arrivano in Italia. Eppure proprio questa potrebbe essere considerata come un’opportunità per contribuire al dinamismo economico e demografico di un Paese che si sta sempre più impoverendo e invecchiando. Già negli ultimi anni l’arrivo degli immigrati ha favorito un riequilibrio demografico tra le fasce di popolazione più anziane e giovani del Paese, ma allo stesso tempo ha aumentato il tasso di analfabetizzazione. Allo stesso modo gli immigrati che provengono da Paesi africani o del Medio Oriente potrebbero contribuire ad arricchire un mondo del lavoro che sembra spegnersi sempre di più. Ed invece essi sono coloro che si occupano dei lavori più faticosi e “sporchi” poiché al giorno d’oggi la maggior parte degli italiani preferisce svolgere lavori, in base alle proprie capacità, che appaiono meno faticosi. Molto spesso le loro occupazioni non vengono debitamente riconosciute, anzi assistiamo ad un incremento degli stipendi in nero e a nuove forme di schiavitù. Sarebbe semplice risolvere alcuni di questi problemi, come ad esempio l’inserimento dell’utilizzo obbligatorio delle buste paga per verificare lo stipendio mensile di ciascun dipendente e per controllare che non ci siano eventuali abusi. Anche se questo sistema non è sempre così efficace poiché vi sono purtroppo sempre nuove strade per scappare alle sanzioni legali.
A questo punto ci si chiede se tale fenomeno debba essere considerato come un’emergenza o un’opportunità che potrebbe contribuire ad uno sviluppo economico e sociale, rendendo così la nostra comunità un luogo più accogliente e sensibile ai diritti dei lavoratori sia per gli stranieri che arrivano in Italia sia per quegli Italiani che avrebbero intenzione di recarsi all’estero e che invece potrebbero decidersi a rimanere nel proprio Paese.