La disobbedienza civile è un tipo di protesta pacifica che consiste nel rifiuto di obbedire a leggi che si ritengono ingiuste. Non si tratta di ribellarsi per creare caos, ma di agire con coscienza per difendere valori morali più alti, come la giustizia, la libertà e il rispetto della dignità umana. Chi sceglie la disobbedienza civile lo fa sapendo si rischiare di essere punito, ma accetta le conseguenze per restare fedele ai propri principi e alle proprie ideologie.
Tra i primi a parlare di questo concetto fu Henry David Thoreau nell’Ottocento, seguito da grandi figure come Gandhi e Martin Luther King, che usarono la disobbedienza civile per combattere le ingiustizie nei loro Paesi. Ma esempi di questo tipo di comportamento si trovano anche nella letteratura antica e nella cronaca recente. Per esempio due casi sono la tragedia greca dell’”Antigone” e l’episodio della “flottiglia di Gaza”.
Nell’”Antigone” di Sofocle, scritta nel V secolo a.C., la protagonista si trova davanti a un grave dilemma morale. Il re Creonte ha proibito di seppellire il fratello Polinice, considerato un traditore. Antigone però crede che dare sepoltura a un morto sia un dovere sacro, secondo le leggi divine. Per questo, disobbedisce all’ordine del re e lo seppellisce. Viene arrestata e condannata a morte, ma non si pente. Il suo gesto è un esempio di disobbedienza civile: Antigone infrange una legge dello stato per obbedire a un principio superiore, quello della pietà e del rispetto verso i morti. La sua storia mostra quanto sia difficile, ma anche necessario, scegliere tra ciò che è legale e ciò che è giusto.
Un esempio più vicino a noi è quello della “Flottilla di Gaza” dove un gruppo di attivisti internazionali partì con nove navi per portare aiuti alla popolazione palestinese della Striscia di Gaza, colpita da un blocco navale imposto da Israele. L’obiettivo era rompere pacificamente l’assedio e anche se il gesto è stato simbolico, si è trattato di un vero atto di disobbedienza civile a livello internazionale.
In entrambi i casi (Antigone e la Flottilla) le persone coinvolte hanno messo in discussione un’autorità legittima (un re, uno Stato), perché credevano che quella autorità stesse violando valori più alti. La loro forza stava nel coraggio di dire “no” davanti a un’ingiustizia, pur sapendo di rischiare la vita o la libertà. Non sempre chi disobbedisce ottiene subito dei risultati, ma spesso riesce a cambiare le coscienze e a lasciare un segno profondo nella società.
In fine la disobbedienza civile è uno strumento necessario quando le leggi sono ingiuste. Un ragazzo potrebbe pensare che rispettare sempre le regole non significhi essere nel giusto. Se una legge danneggia le persone o limita la libertà, disobbedire può essere un atto morale. È un modo pacifico per far sentire la propria voce e chiedere cambiamento. La storia ha dimostrato che senza disobbedienza, molti diritti non sarebbero mai stati conquistati.
Ivan Mosè Petrella e Giuseppe Ciampa