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Mazzini, nonostante fosse coinvolto in un contesto diverso, rappresenta una figura che ha lottato contro il potere oppressivo e credeva nella necessità di resistere a un’autorità ingiusta. 

La disobbedienza civile è un atto consapevole, spesso pacifico, attraverso cui individui o gruppi scelgono di non rispettare una legge, un ordine o un sistema che considerano moralmente ingiusto. Si tratta di una forma di resistenza etica e politica, fondata sull’idea che non tutte le leggi meritano obbedienza, e che tacere o piegarsi davanti all’ingiustizia significa esserne complici.

Un esempio storico di disobbedienza civile è rappresentato dalla Resistenza italiana durante la Seconda Guerra Mondiale. In quel contesto, migliaia di donne e uomini, i partigiani, decisero di opporsi attivamente all’oppressione, violando leggi e ordini che imponevano la fedeltà al regime, la consegna degli ebrei, la collaborazione con l’esercito tedesco.

Chi nascondeva gli ebrei perseguitati o liberava prigionieri stava compiendo atti di disobbedienza civile. Questi furono puniti con la prigione, la tortura o la fucilazione. Eppure, sono oggi riconosciuti come atti di giustizia e coraggio: significava rischiare la propria vita, ma significava anche salvare la propria umanità. 

Oggi, a distanza di ottant’anni, il mondo si trova di fronte a nuove forme di oppressione. In particolare, ciò che sta accadendo nella Striscia di Gaza. Di fronte a bombardamenti, migliaia di morti civili, infrastrutture sanitarie distrutte, non è possibile ignorare la parola che sempre più persone pronunciano: genocidio.

In molti paesi del mondo, studenti, docenti, attivisti e cittadini comuni stanno scegliendo di non restare in silenzio: manifestano, boicottano, occupano spazi pubblici e universitari, rifiutano di collaborare con governi coinvolti. In altri, chi manifesta contro i crimini a Gaza viene multato o, addirittura, arrestato. Ma se la legge difende l’ingiustizia, resistere diventa non solo legittimo, ma necessario.

Dalla Resistenza antifascista alla lotta per i diritti civili, dalle rivoluzioni nonviolente all’opposizione ai genocidi attuali. Cambiano i tempi, cambiano gli individui, ma resta intatto il principio: ci sono momenti in cui disobbedire è un dovere. 

 

Come ci ricorda Mazzini, il popolo ha il diritto di ribellarsi all’oppressione. Disobbedire in quei momenti è un atto di coscienza.

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