Esistono diversi tipi di videogiochi; ci sono quelli come Candy Crush, ma ci sono anche giochi violenti come ad esempio GTA. Questi videogiochi di per se non rappresentano un pericolo, ma lo diventano se a giocarci è un ragazzo che non distingue il mondo reale, da quello virtuale. Il ragazzo potrebbe imitare ciò che vede nei videogiochi, senza accorgersi di quello che fa. Alcuni esempi possono essere i massacri nella scuola di Newtown, nella Columbine High School, al Politecnico in Virginia, oppure il caso dei due ragazzini di Detroit, che hanno ucciso un loro coetaneo, bruciandone i resti, solo per imitare ‘Manhunt2′, o il caso nel Kentucky di Michael Carneal, un quattordicenne videodipendente che ha ucciso tre ragazzine, o ancora la recente strage avvenuta in un centro commerciale di Omaha per opera di uno studente ossessionato dal videogioco militare ‘CounterStrike’.
Nella primavera del 2003, è stato lanciato il sistema di classificazione in base all’età PEGI. Le classificazioni PEGI sono riportate sul fronte e sul retro delle confezioni e si dividono in cinque blocchi: 3, 7, 12, 16, 18. Esse rappresentano un’indicazione sull’adeguatezza del contenuto del gioco in termine di protezione dei minori.
Questa classificazione, secondo me, non ha risolto molto. Io penso che sia compito dei genitori, capire se quel determinato videogioco è adatto ai propri figli. In fin dei conti, un videogioco, se usato bene, non è pericoloso.

1 Comment
  1. mikethenos 7 anni ago

    Devo dire che finora, tra tutti gli articoli letti sull’ argomento, forse quello con pi

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