I videogiochi, oramai, sono diffusi a livello mondiale. Fanno parte perciò della nostra vita quotidiana; ne parlano sia in televisione, sia sui social network.
Esistono, però, videogiochi che sono poco adatti ai minori di diciotto anni, e vengono quindi vietati dallo Stato. Esiste infatti una normativa europea chiamata Pegi (Pan European Game Information), il cui scopo è assicurare che i minori non siano esposti a giochi non adatti al loro specifico gruppo d’età e che dovrebbero dare un’informazione in più sull’affidabilità del contenuto del gioco. Difatti, grazie a questa normativa, i genitori hanno la possibilità di controllare, in un certo senso, i propri figli, allontanandoli da quello che potrebbe rappresentar loro un pericolo.
Nella gente, il pensiero comune è che i videogiochi, in sé per sé, facciano del male. Alcuni esperti appoggiano questa tesi, se si parla di un utilizzo di videogiochi per un lungo periodo di tempo.
Già da molto tempo,infatti, si parla della pericolosità dei videogiochi. La gente crede che questi non siano adatti a dei ragazzi con un’età al di sotto dei diciotto anni, poiché facilmente impressionabili. Bisogna comprendere però, che ormai, la società è cambiata e sempre più giovani si stanno abituando, velocemente, a questa nuova realtà; permangono, comunque, ragazzi che preferiscono allontanarsi da essa, chi per paura, chi per interesse.
Vietare la libera vendita dei videogiochi ai minori di diciotto anni è dunque
sbagliato, poiché i ragazzi, oggi, passano molte ore davanti alla console o al pc, trascurando però lo studio.
Quindi, i videogiochi possono far del male, sono se non vengono alternati ad altre attività come lo sport.

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