I videogiochi costituiscono un grande stimolo e, oltre al divertimento, possono essere utilizzati al fine d’istruire i giovani non solo perché facilitano l’approccio dei minori alle nuove tecnologie ma anche perché possono stimolare l’apprendimento di capacità quali il pensiero strategico, la creatività, la cooperazione e il pensiero innovativo che rappresentano talenti importanti nella società dell’informazione.
Nonostante ciò il Parlamento UE vuole predisporre di una legislazione che limiti la vendita dei videogiochi violenti, in particolare di quelli online che si rivolgono soprattutto ai minorenni per ricavarne dei profitti.
Nel 2003 trenta paesi europei hanno aderito all’uso del PEGI (Pan-European Game Information), cioè del sistema di classificazione in base all’età che aiuta i genitori europei a prendere decisioni sull’acquisto dei videogiochi. Questo sistema utilizza 5 categorie di età (3+,7+,12+,16+,18+) e sette descrittori di contenuto, come ad esempio il linguaggio scurrile, le droghe, la paura, il gioco d’azzardo, il sesso e la violenza che dovrebbero servire a dare un’indicazione su quanto un videogioco sia adatto ai minori.
Non sempre però queste precauzioni vengono rispettate, soprattutto nel caso di giochi online che sono aperti a tutte le età.
Gli studi esistenti sui danni psicologici dei videogiochi per minori sostengono che i giocatori diventino più aggressivi e più violenti, soprattutto nel caso di giocatori assidui; i ricercatori dell’università di Iowa sono però arrivati alla conclusione che i giocatori vengano resi solamente meno sensibili a scene di violenza; altri ipotizzano che i videogiochi violenti attraggano soggetti che hanno già tendenze aggressive. Non si hanno al momento affermazioni certe.
In assenza di un quadro chiaro, le leggi riguardo la vendita dei videogames non adatti ai minorenni dovrebbero dunque diventare più rigide e severe soprattutto nel mondo del web per evitare tragedie come quella avvenuta in Germania qualche tempo fa, dove uno studente di 17 anni è entrato nel suo liceo aprendo il fuoco contro gli insegnanti e gli allievi causando 16 morti e facendo finire sul banco degli imputati la “cattiva televisione”, la “cattiva musica”, il “cattivo utilizzo del web” e i giochi violenti che aveva a casa sua.
“Ci sono certi limiti al di là dei quali non si deve andare”: per il bene di tutti.
