Attualmente in Italia ci sono più di 29 milioni di persone che usano regolarmente i videogiochi, esse hanno un’età media di 33 anni anche se sappiamo che la maggior parte dei videogame è rivolta a un pubblico di minorenni e adolescenti. E proprio in riferimento ai giovani, sono alcune notizie che spesso invadono i giornali, circa la pericolosità di alcuni videogiochi, in particolare quelli che il sistema PEGI inserisce nella categoria per i maggiori di 18 anni. Lo scopo del sistema PEGI è quello di assicurare i minori di non essere esposti a giochi inadatti per la loro specifica fascia di età, e di informare i consumatori rispetto al loro contenuto. Spesso però i venditori e i genitori non si curano di seguire il sistema di classificazione in questione, e dunque consentono a ragazzi anche piuttosto giovani di utilizzare giochi violenti e scurrili. L’uso inadeguato di giochi di questo tipo può però avere effetti molto negativi sulla mente di ragazzi ancora non pienamente formati; ne è un esempio la tragedia avvenuta in Germania poco tempo fa: uno studente di 17 anni è entrato nel suo liceo e ha sparato ai suoi insegnanti e compagni causando 17 morti, si è poi scoperto che a casa possedeva giochi molto violenti. A fronte di ciò il Parlamento europeo ha pertanto proposto, con grande partecipazione degli stati membri, di adottare misure più severe sull’uso di videogiochi violenti da parte dei minori. Per quanto mi riguarda non riesco a immaginare quale peso possano avere dei giochi scurrili e cruenti sulla psicologia dei ragazzi, e non peno che essi possano rappresentare un vero pericolo per questa fascia di età o, perlomeno, non siano da considerare dannosi al pari di fumo e alcol. Di certo però penso che vadano considerate sicuramente leggi più severe sulla vendita di questi giochi perche comunque al di là dell’interferire sul comportamento dei giovani possono turbare molto la loro concezione della realtà; inoltre se proprio si pensa che possano dare cattivi esempi ai bambini, i primi a prendere provvedimenti devono essere proprio i genitori, escludendo anche l’accesso a diversi siti internet, poiché non solo nei videogiochi per console come la PlayStation viene predicata la violenza, ma anche e soprattutto nei videogiochi che girano nel web.

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