I videogames sono diventati parte integrante della vita delle nuove generazioni. Ma sono davvero così dannosi come sostengono coloro che vedono tale fenomeno dall’esterno?
Una ricerca condotta dai ricercatori della Iowa State University dimostra che gli effetti di tali giochi agiscono sui meccanismi cognitivi del bambino. Douglas Gentile, capo della ricerca, sostiene che “l’aggressività si apprende praticandola col tempo anche attraverso i videogiochi alla pari delle materie scolastiche, come la matematica, e non si dimentica più”. A seguito di tale conclusione, perché si lasciano ancora bambini influenzabili a giocare alla console? Se ne siamo consapevoli che tali giochi possono condizionare i bambini ancora in fase di consapevolezza e della differenza tra reale e fantasia, perché non riusciamo a fermare tale fenomeno? Vietare i videogiochi pegi18 con esplicita avvertenza di contenuti violenti e linguaggio scurrile è inutile, in quanto la violenza può essere appresa anche dalla televisione o dalla stessa società in cui il bambino vive. Condannare i creatori è sbagliato, loro fanno soltanto il loro mestiere, avvertendo che il loro lavoro non è adatto ad una specifica fascia di età. E’ come la scritta “Fumare nuoce gravemente alla salute” scritta sui pacchetti di sigarette, eppure tale fenomeno non sconvolge la società, non ci soffermiamo sui bambini che fumano a 10 anni, ma sui giochi che comprano. Se vogliamo parlare di ciò che uccide i bambini di oggi, allora non ci soffermiamo soltanto sulle console, ma anche sul fumo, l’alcool, i film, i telegiornali, la società.
Cristiana De Ranieri, psicologa clinica dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, afferma, riguardo la ricerca della Iowa State University, che “le conclusioni dell’indagine sono condivisibili anche nel nostro Paese dove l’uso di videogames dove i piccoli sparano e uccidono accumulando punti per vincere è sempre più comune, così come sono sempre più frequenti i genitori preoccupati. Raccontano che i loro figli, dopo aver giocato, sono agitati, si arrabbiano e perdono le staffe”. A tal proposito una domanda mi sorge spontanea: se i genitori sono preoccupati dell’atteggiamento assunto dai loro figli dopo aver passato pomeriggi interi a giocare alla console, perché prima di comprare il videogioco che ha cambiato il proprio figlio non hanno letto le avvertenze sul retro della custodia e le istruzioni per informazioni importanti riguardanti la salute e la sicurezza all’interno?
I meno responsabili in questo fenomeno non sono i più piccoli che giocano e nemmeno i negozianti che hanno potuto vendere tale gioco ai genitori dei più piccoli, ma sono proprio gli adulti che non sono attenti a ciò che comprano per accontentare i capricci della propria prole. Prima di lamentarsi di ciò che succede tra i giovani a causa dei nuovi passatempi, bisognerebbe informarsi su cosa comprendono questi ultimi che promuovono stesso i genitori irresponsabili.

Adoro il titolo e l’immagine che hai decino di affiancare a questo articolo. Ritengo che ormai i giochi per i maggiorenni siano usati indiscrimanatamente e senza controllo anche dai bambini, parecchio piccoli. Mi stupisce che i genitori che comprano questi giochi non si facciano due domande sui danni che fanno ai loro figli.
Bel titolo e bel testo. A parer mio ormai giocare ai videogiochi non