Chi ama le sigle e gli acronimi, trova pane per i suoi denti nella denominazione dei videogiochi di svariato tipo: FPS-TPS (first persone shooter – third person shooter), MMORPG (massivemultiplayer online role-playing game), MOBA (multiplayer online battle arena). Ogni videogioco riporta un PEGI (pan european fame information) ossia l’indicazione della fascia d’età consigliata per il giocatore, basata sui contenuti di questi giochi. Spesso, però, li acquistano anche ragazzi con un’età inferiore a quella indicata dal PEGI, spinti da curiosità, interesse, semplice divertimento e comunque perché è permesso dalle leggi di stato. Si dice che i videogames più violenti favoriscano comportamenti pericolosi e irrazionali nei soggetti più giovani, ma sarebbe più corretto riflettere che non è il videogioco a plagiare la persona, bensì la mente stessa del soggetto, una mente che non è più in grado di distinguere finzione e realtà, una mente che risponde solo alle dinamiche del gioco e le riporta nella vita reale. Tutto questo è causato da un’immedesimazione eccessiva del video giocatore, che lo porta a diventare un soggetto violento. Molti ragazzi di età compresa tra i 15 e i 19 anni sono in grado di giocare a videogiochi violenti e realistici separandone le due realtà, quella videoludica e quella reale, mentre adulti di 30 o 40 anni non ne sono in grado. Di conseguenza, la proibizione dei videogiochi si rivela un provvedimento eccessivo, in quanto non è il gioco a modificare il modo di agire dei giocatori, bensì la mente stessa di questi ultimi.

1 Comment
  1. frettoerica 7 anni ago

    Ho appena guardato un documentario orribile su come vengono addestrate le truppe Isis, ebbene

Lascia un commento

CONTATTACI

Hai una domanda? inviaci una e-mail e ti risponderemo al più presto.

    Il Quotidiano in Classe è un'idea di Osservatorio Permanente Giovani-Editori © 2012-2023 osservatorionline.it

    Effettua il login

    o    

    Hai dimenticato i tuoi dati?

    Crea Account