Con il processo di evoluzione tecnologica anche il gioco ha cambiato “abito”.
Il mondo informatico e telematico ha portato una nuova cultura nel gioco, che è parte intrinseca dell’uomo nell’arco di tutta la sua vita.
I videogiochi e i giochi in rete hanno aperto così una nuova frontiera coinvolgendo sempre di più l’attenzione di adulti e bambini.
Oramai è comune a tutti l’esperienza di avere giocato almeno una volta un videogioco o di avere interagito virtualmente con questi strumenti, provando divertimento e soddisfazione.
Quindi, il mercato, sempre attento e sensibile alle esigenze dell’utente, tenendo conto delle notevoli risposte di gradimento, ne ha fatto un crescente e produttivo business.
Ma, visto che il modo di giocare si è trasformato nel corso degli anni e che i videogiochi sono sempre più presenti e vicini alle persone, ci si chiede quanto queste innovazioni possa trasformare e influire sulla psicologia dell’individuo.
La scelta nella grande distribuzione è vastissima; troviamo software di gioco per bambini, ragazzi e adulti. Ce ne sono per tutti i gusti, età, esigenze, a scopo educativo, di apprendimento, di aiuto di vario genere, di divertimento, ma anche violenti, splatter, sanguinari dove si spara in continuazione.
Perché piacciono tanto i videogiochi? Cosa scatenano nella mente e nella sfera emotiva dell’uomo? Perché, in tanti casi, creano dipendenza fino a confondere l’immaginario con la realtà?
È indubbio il grande successo riscontrato presso il pubblico; si può dire certamente che alcune piattaforme sono diventate quasi indispensabili e che, se usate con criterio, il divertimento è sicuramente garantito.
Ma fra le persone che usano questi strumenti si possono trovare anche quelle, non sempre equilibrate, che abusano di forme estreme di gioco, fino a rischiare di identificarsi in azioni sanguinarie, violente, dove il principale obiettivo è la distruzione totale, combattimenti corpo a corpo, lotte spietate, supremazia del più forte e potente. Ciò può scatenare uno stimolo aggressivo ed una carica adrenalinica che suscitano sentimenti ed emozioni negative che talvolta prendono il sopravvento fino a diventare vere patologie con drastiche conseguenze.
I rischi e pericoli che questo accada sono visibili nei fatti quotidiani e, a fronte di ciò, ci si potrebbe chiedere se una persona, nelle varie condizioni di età, carattere, salute, ecc., sia tutelata da queste possibili reazioni.
Credo che il sistema di controllo adottato per questo genere di giochi sia limitato. Le generiche indicazioni sull’età consigliata e sul contenuto non sono, a mio avviso, sufficienti a proteggere gran parte dei minori che fanno un cattivo uso di questi giochi.
Anche leggi specifiche che regolano i venditori e produttori sono insufficienti e poco applicate fra le varie nazioni. Spesso, però, si fa appello, almeno per i bambini e i ragazzi, al controllo da parte dei genitori, ma servirebbero anche delle norme precise da rispettare che, in caso di violazione, fossero penalizzanti. È pur vero che percorrere questa strada diventa difficile e, a volte, impraticabile perché sconfina in un mondo che va oltre i normali controlli legali.
Tra le giovani generazioni, giochi del genere sparatutto, horror, …sono molto conosciuti e amati. I ragazzi ne sono attratti per gli stimoli emozionanti e il coinvolgimento che ricevono, s’immedesimano nelle situazioni che li vedono protagonisti in un mondo ricco di sensazioni che mai sarebbero capaci di provare nella realtà, ma la difficoltà, in questa come in altre esperienze di vita, sta proprio nel sapersi controllare, autoregolarsi e fermarsi. È ovvio che questi ultimi comportamenti implicano una maturità che in questa fase non è ancora ben sviluppata.
Quindi, per non degenerare in situazioni dannose, il controllo deve esserci, le indicazioni devono essere chiare e visibili e le sessioni di gioco devono essere monitorate il più possibile e avvenire sotto la tutela di chi è interessato ad educare. Come per tutte le cose da provare e conoscere, consentite, ci vuole il senso della misura e un buon equilibrio. Vietare è quasi impossibile, ma mettere in guardia è doveroso.

1 Comment
  1. mikyreporter 7 anni ago

    Ritengo che il tuo articolo sia ben elaborato; l’unica pecca

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