Negli ultimi dieci anni le aziende di videogiochi sono diventate dei veri e propri colossi dal punto di vista economico con una vendita di milioni di copie annue. Avendo una diffusione così ampia, i videogiochi sono stati spesso bersaglio di numerose critiche per i contenuti violenti e la possibilità che potessero condizionare i bambini. Per questo sono stati sviluppati numerosi sistemi per classificare i loro contenuti; in Europa dall’ aprile del 2003 è in vigore il PEGI ( Pan European Game Information) che classifica i giochi attraverso cinque categorie di età (3,7,12,16,18) e otto di contenuti. Il PEGI rappresenta una grande comodità visto che utilizza gli stessi criteri per un intero continente, però si può notare come quest’ultimo non implichi obblighi legali e sia gestito dalle stesse aziende produttrici. Ritengo che questo sia un sistema di classificazione ottimale dove spetta al genitore la decisione di comprare o no un determinato videogioco al figlio ( avendo tutte le indicazioni sui contenuti fornite dal PEGI), senza inserire delle penali che molto probabilmente non sarebbero rispettate.

1 Comment
  1. galluccio98 7 anni ago

    Hai pienamente ragione , spetta al genitore la decisione di comprare o no un determinato videogioco al figlio. Quindi la colpa di tutta questa violenza non

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