I videogiochi sono veramente tanti, ultimamente si stanno diffondendo sempre di più. Essi occupano uno spazio importante all’interno della vita di noi videogiocatori. Sono un gradevole passatempo che ci porta via tante ore. Io sono un videogiocatore accanito, informato su tutte le nuove uscite e in grado di completare molti livelli anche complicati. Tutto questo mi rende allegro, quando riesco a concludere una missione difficile mi sento soddisfatto. Ogni volta che il telegiornale parla di videogiochi, però, mi
sento molto infastidito, perché spesso si tratta di notizie che fanno apparire il mondo videoludico in modo negativo.
Esistono veramente tante categorie di videogiochi: quelli d’azione, d’avventura,sportivi, di corse…
Per evitare situazioni spiacevoli, dal 2003 entra in gioco il sistema PEGI(Pan European Games Information).
Esso consiste in una classificazione, in base a dei criteri prestabiliti, di tutti i videogiochi attraverso cinque categorie di età: 3+, 7+, 12+, 16+, 18+. Questi sono i numeri che troviamo sempre sul fronte della copertina dei nostri videogiochi ed è situato in basso a sinistra. Sul retro invece troviamo altri simboli, i quali ci dicono che il videogioco può essere violento, volgare, pauroso oppure che il personaggio da noi controllato possa fare uso di sostanze stupefacenti, ecc…Il sistema PEGI è la più grande forma di sicurezza per i videogiocatori, infatti, stando attenti a ciò che viene riportato sulla custodia, possiamo capire che tipo di gioco stiamo per comprare. Troppe volte questo però viene ignorato ed è per colpa di questa piccola “disattenzione” che si creano delle situazioni sgradevoli.
Qualche anno fa è successo negli Stati Uniti d’America che un bambino di otto anni, dopo aver giocato alla famosissima serie di Grand Theft Auto (meglio conosciuto come GTA, gioco in cui si è nei panni di un criminale con il compito di combattere contro altre bande di criminali e contro la polizia), ha sparato alla nonna di novant’anni. Non si sa bene il motivo di questo gesto, sappiamo solo che l’anziana teneva in casa una pistola.
Non so cosa sia passato per la testa di quel bambino in quel momento,
però so per certo che non è necessario vietare la vendita di videogiochi targati 18+ ai minori.
Il PEGI, come già detto, consiste semplicemente in una classificazione,
quindi non in una restrizione per fasce di età.
Personalmente non mi è mai capitato che un venditore rifiuti di vendermi
un videogioco targato 18+.
I tristi avvenimenti di cui sentiamo parlare a causa dei videogiochi,
secondo me, non sono colpa dei videogiochi, ma di chi li usa.
Non è certo colpa di un videogioco se il giocatore non sa distinguere
il mondo reale da quello virtuale. Io sono dell’idea che ognuno è
libero di fare quello che vuole,che se si diverte giocando ad un
videogioco violento, può farlo,ma senza importunare gli altri.
Se i videogiochi vengono classificati dai giornalisti come uno dei
motivi di disagio per molte persone,assieme alle sigarette e all’alcool,
sicuramente sono il minore dei mali.
A CURA DELLA REDAZIONE L’ANGOLO DEL PENSIERO
• D’Ottavio Fabio
• Lensing Chiara
• Peverelli Alessandro
• Stefanìa Giovanna