La mia generazione con i videogiochi ci è cresciuta e per questo abbiamo instaurato con loro un legame molto forte. Attraverso i computer e le console di ultima generazione i videogiochi sono diventati parte integrante della nostra vita. Fin da piccoli però, pur avendo la possibilità di scegliere tra mille tipi diversi di giochi, quelli che più ci attraevano erano proprio quelli vietati ai minorenni per quella voglia comune di trasgredire le regole, di sentirci dei ribelli, di provare cose “da grandi”. Tuttavia, allora, non eravamo ancora del tutto consapevoli dei rischi che sussistevano nell’utilizzo di questi giochi. Infatti molti sono stati vietati a causa dei loro contenuti violenti e molto spesso volgari che possono facilmente influenzare la mente dei ragazzi e portarli a imitare le azioni dei propri eroi virtuali. Dall’altra parte, però, questo può capitare anche a persone ormai cresciute dalle quali ci si aspetta un’adeguata maturità per il loro uso. Esemplare è il caso avvenuto in Norvegia, dove Anders Behring Breivik ha ucciso 77 persone sostenendo di essersi ispirato per la sua strage a un videogioco. Ma questo è soltanto uno dei tanti episodi in cui delle persone hanno ucciso o sono addirittura morte per voler imitare un gioco piuttosto che un altro.
Per tale motivo, da amante dei videogiochi, piuttosto che vietarne il commercio o prendere provvedimenti contro chi li vende a minorenni, invito la gente, ma soprattutto i ragazzi, a utilizzarli con parsimonia, capire la differenza tra finzione e realtà e non cercare di emularli.

Hanno sempre attirato i videogiochi pegi18 non per un senso di ribellione e trasgressione delle regole, ma pi