In questi ultimi anni, molti esperti hanno discusso sulla possibilità che i videogames violenti, come quelli di guerra o sparatutto, potessero nuocere lievemente o gravemente alla mentalità dei ragazzi in fase di crescita, ovvero tra i dodici e sedici anni. Sono stati eseguiti dei piccoli esperimenti per avvalorare ciò, facendo giocare una decina di ragazzi a giochi sparatutto e un’ altra decina a giochi tranquilli e, dopo una serie di analisi psicologiche e fisiologiche, si è scoperto che i giochi sparatutto rendono i ragazzi meno sensibili, più violenti e menefreghisti rispetto a quanto li circonda, mentre quelli ‘’tranquilli” non hanno praticamente alcun effetto sulla personalità del ragazzo. Questo si era capito già molto tempo fa e infatti, nelle copertine dei giochi più violenti e volgari, veniva e viene tuttora applicato uno stemmino chiamato ‘’pegi” che raffigura l’età minima per cimentarsi in quel gioco . Appena fu messa in circolazione questa novità, tutti la rispettavano o almeno la maggior parte, ma con il passare del tempo i controlli si sono allentati e adesso si possono trovare dodicenni che giocano allegramente a giochi pegi 18 senza che nessuno glielo vieti. A detta di molti, bisognerebbe incominciare ad essere più rigidi nella vendita di videogiochi, proponendo a quindicenni solo giochi adatti per quell’età, altrimenti a lungo andare il contrario potrebbe risultare nocivo per la personalità del fruitore minorenne; secondo altri, tutto si dovrebbe basare sul ragazzo giocatore che deve essere consapevole del rischio che corre e delle possibili ripercussioni che si potrebbero verificare in futuro. Ma … se esiste un segnale che indica l’età minima … perché non rispettarlo, invece di complicarsi la vita?
