I videogiochi rappresentano, oggi, uno dei capri espiatori più abusati dalla società moderna. Quante volte, nei giornali o nei telegiornali, i comportamenti più ambigui, violenti, aggressivi, dei giovani vengono ricondotti ai videogiochi violenti? Tante volte, forse troppe. Il videogioco è diventato lo scudo di ragionamenti buonisti e qualunquisti, fatti da chi, intimorito dall’aggresività con la quale il mercato videoludico si sta affermando sempre di più anche nella quotidianità, cerca di mascherare le colpe di qualcuno additando il videogioco. Se un ragazzino gioca ad un gioco violento per molte ore di seguito, agendo poi con comportamenti violenti, la colpa non è SOLO del videogioco( anzi, scientificamente non lo è quasi per niente, dato che non esiste una reale correlazione basata su dati empirici fra violenza dei videogiochi e comportamenti aggressivi), ma anche e soprattutto dei genitori. Essi non sono lasciati soli nel gestire i figli in questa situazione che potrebbe apparire loro aliena( ossia il distinguere un videogioco troppo violento da un altro”innocuo”): esiste in Europa una scala di valutazione della violenza del videogioco, detta PEGI, che riporta l’età consigliata dall’azienda produttrice per giocare al titolo.
Ora, non sarebbe opportuno liberarsi da questo inutile spauracchio e magari assumersi le proprie responsabilità? E non parlo come esperto, ma come ragazzo da sempre appassionato ai videogiochi, che ne ha sempre usufruito con le giuste limitazioni dei genitori, e che ha trovato in loro sia semplici passatempo spassosi, ma anche opere di altissimo valore tecnico, artistico e anche morale-filosofico.

1 Comment
  1. federotulo 7 anni ago

    Titolo molto interessante, mi complimento con te! :)
    Rigurdo all’articolo, vedo con piacere che condividiamo la stessa definizione di “videogioco violento”: spesso infatti non

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