Qualsiasi videogioco crea dipendenza, soprattutto se si parla di quelli violenti. Ognuno di noi, prima di cominciare ad usare un gioco violento, deve essere consapevole delle conseguenze. In caso di un bambino, devono essere i genitori a farlo. Sarebbe inutile cercare di porre delle sanzioni, perché chi vuole veramente il tal passatempo troverà comunque il modo per averlo, nonostante gli avvisi sulle confezioni e le copertine esplicite quanto ai contenuti. Quindi la colpa non è soltanto di coloro che non mettono dei limiti, ma è anche colpa dei genitori e dei negozianti che dovrebbero avvisare i clienti di quanto stanno per comperare. I genitori hanno la maggior parte delle colpe, perché dovrebbero rendersi conto dei giochi che fanno prendere ai propri figli: all’inizio magari non sembrano così cattivi, ma man mano che si prosegue a giocare, la situazione può scappare di mano. Questi giochi sono capaci di creare una dipendenza tale che il giocatore stesso non riesce più ad avere nemmeno la consapevolezza del tempo dedicato alla sua passione. I giochi dove lo scopo è uccidere o razziare rendono i bambini, e non solo, incapaci di comprendere le conseguenze della violenza. Anche nelle fiabe ci sono i buoni e i cattivi, ma è una cattiveria elaborata ed equilibrata. In un videogioco dove la cattiveria è sangue e sparo, la violenza ha la priorità su tutto e, purtroppo, una mente giovane spesso viene male influenzata. I giochi violenti andrebbero proibiti, ma ciò non accadrà mai. Non solo per rispetto di coloro che non esagerano video giocando, e quindi non mettono in pratica ciò che succede nel loro gioco, ma anche per ragioni economiche. Se tali prodotti venissero proibiti, non verrebbero più acquistati dalle persone che più ci giocano, quindi due terzi dei possibili clienti non comprerebbero più.

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