Mi è stato dato un foglio e mi è stato chiesto di scrivere qualsiasi cosa mi passi per la testa.
Mi è stata data una penna e mi è stato chiesto di consegnare alle onde del mare i miei pensieri.
Mi è stato assicurato che, una volta finito, le parole sarebbero state immediatamente racchiuse in una bottiglia di vetro e che quest’ultima avrebbe poi viaggiato per le acque della nostra terra.
Be’, sono andata nel pallone.
Da dove comincio? Come spiego a parole il labirinto che è la mia mente? E come faccio a essere sicura che non sarò giudicata?
Non lo so, non so cosa dire, come cominciare e come proseguire.
Tu chi sei?
Un ragazzo, una ragazza, un bambino, un adulto o un anziano che si è trovato per caso su questa spiaggia e, magari guardando il cielo, si è sentito toccare il piede da qualcosa, ha rivolto lo sguardo verso il basso e si è accorto di me?
Piacere, chiunque tu sia. Io sono Erica e ho da poco compiuto sedici anni.
Ti è mai capitato di sentirti come se ti mancassero le parole? Perché è così che mi sento adesso. Ed è orribile, perché me ne sto ferma a fissare questo pezzo di carta aspettando che le lettere si materializzino da sole.
Se conosci questa sensazione, allora mi capisci.
Sai, sono una che ama le parole, e non averne non mi piace, per niente.
C’è qualcosa per cui vai matto, qualcosa che faresti di continuo, senza fermarti nemmeno per un millesimo di secondo? Se c’è, allora sai che, quando sei costretto a farne a meno, è un po’ come se ti mancasse una parte di te. Come se ti sentissi solo. Come se stessi vivendo solo per quel qualcosa e, ad un certo punto, senza preavviso, questo qualcosa sparisse e tu volessi trovarlo a tutti i costi, perché senza non saresti più lo stesso.

Ti piace la musica?
E’ bella, vero? Ha un fascino tutto particolare, un fascino che sta nel delicato suono di un violino e, allo stesso tempo, nel violento urlo di una chitarra elettrica suonata all’interno di uno stadio sovraffollato.
E crea magia.
E’ incredibile come riesca a farmi venire i brividi, a farmi piangere, sorridere, ricordare, emozionare. E tutto avviene in soltanto quattro minuti scarsi.
Non ricordo esattamente il momento in cui mi sono affezionata così tanto alla poesia che le note sono in grado di creare. Credo sia sempre stata con me; vengo da una famiglia in cui la musica c’è stata e continua ad esserci ancora oggi.
Sono cresciuta ascoltando Lucio Battisti, Fabrizio de André e altri grandi cantanti italiani, accostati ai giganti della musica internazionale. Ma non ho un genere che preferisco: mi piace ascoltare di tutto, dal rock al pop, dall’heavy metal al soul.
Chissà se io e te apparteniamo alla stessa generazione musicale, se conosci gli artisti che ho nominato fino ad ora o se non ne hai mai sentito parlare…
Chissà se ti piace ascoltare il pianoforte, o se ti piace leggere sul divano mentre fuori piove, o scrivere di te, o se ami passare il tuo tempo con le persone che adori di più al mondo.
Chissà se siamo totalmente diversi o se c’è qualcosa che ci accomuna.
Mi piacerebbe tantissimo lasciarti un mp3 contenente le mie canzoni preferite, ma mi dicono che non è possibile. E’ un vero peccato, sai? Avresti potuto capirmi un po’ di più.

Che ne dici, ho parlato abbastanza? Credo di sì, forse anche troppo.
Se ti ho annoiato, scusami, non era mia intenzione.
Sono contenta di aver detto qualcosa su una delle arti che mi attira di più. E tu? Sei contento di aver fatto la mia conoscenza?
Spero di averti fatto una buona impressione. Sai, non mi piace apparire una brutta persona, noiosa o qualsiasi altra cosa ti possa venire in mente.
Ora credo sia meglio andare. Comincia a fare freddo qui e non ho nulla con cui coprirmi.

Addio, chiunque tu sia.
Erica

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