La “Grande recessione” è una crisi economica di carattere mondiale iniziata nel 2007 negli Stati Uniti in seguito a un violento crollo del mercato immobiliare. Essa venne giudicata da molti analisti economici come la peggiore crisi economica della storia, dopo la “Grande depressione” del XX secolo.
Questa invasiva crisi non ha concesso sconti, soprattutto a un Paese come l’Italia, che soltanto adesso ricomincia a respirare dopo un’apnea durata per ben otto anni.
Correlati all’instabilità economica del nostro bel Paese, anche i valori hanno attraversato un periodo di sconvenienza e di poca credibilità, così da rendere l’originaria crisi economica e finanziaria una crisi meno specializzata e più “globale”, diffusa anche in ambito sociale, politico e culturale.
La perdita di modelli di riferimento in una società fondata sulla corruzione ha convinto il popolo italiano che la classe politica e il governo debbano essere considerati padroni autoritari che esercitano il potere secondo i propri interessi e vantaggi. Consapevoli di una poco stimolante condizione di vita, in uno scenario privo di ambizione, competitività e curiosità, l’unico sentimento che pervade gli animi degli italiani è la rassegnazione, mutata nella quotidianità in uno stile di vita stentato.
È fondamentale però, per capire se possiamo ancora riuscire a pensare positivo, riconoscere la lampante corrispondenza tra crisi economica e valoriale, che si consolida nella convinzione puramente moderna di approccio pragmatico, materialista e utilitaristico alla società. La mancanza o l’abbondanza di denaro possono manovrare le menti popolari fino a deciderne le ideologie di pensiero.
Così, se da un lato la crisi economica ha causato oltre al forte disagio, la nascita progressiva di malcontento e sfiducia sia nel futuro che nelle istituzioni; dall’altro, la lenta ripresa dell’economia italiana può porre le basi necessarie all’instaurazione di un nuovo assetto ideologico positivo, fiducioso, coraggioso ed entusiasta. E l’EXPO rappresenta la più grande testimonianza di volontà di riaffermarci come Paese attivo e protagonista, non solo nell’immaginario europeo, ma anche mondiale; la rassegna è la giusta occasione per dimostrare che l’Italia si sta risollevando dalla crisi; non a caso, l’esposizione universale è affiancata da un necessario, lento, ma facilmente individuabile, rialzo della borsa.
A questo punto non rimane che chiederci: nuova EXPO, nuova vita?

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