L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
L’articolo 1 contenuto nei principi fondamentali della Costituzione italiana sancisce chiaramente che la “sovranità appartiene al popolo” che è chiamato a esercitarla nei limiti dettati dalla Costituzione stessa. Ma se questi limiti diventano insormontabili a causa di scelte politiche ben precise, il primo articolo su cui si fonda l’intera carta Costituzionale viene meno. Ultimamente la forma di democrazia a cui stiamo assistendo si può considerare mitigata, perché non tiene conto dell’opinione di chi dovrebbe essere chiamato ad esercitarla, cioè i cittadini, ma esclusivamente delle esigenze della classe politica. Molte volte si è detto che non andare a votare significa perdere quel diritto-dovere di cui tutti coloro che hanno compiuto il diciottesimo anno di età, sono titolari. Ma se poi, con manovre di corridoio il voto viene interpretato a favore di interessi partitici, non si può imputare la colpa ai cittadini stanchi di non essere ascoltati. Decidere di rinunciare al sacrosanto diritto di scelta dei propri leader è sicuramente una sconfitta per l’intero sistema Stato. Secondo me si dovrebbe ripartire dalla base della democrazia. Prima di decidere chi eleggere alla guida del Paese, si dovrebbe scegliere, fra i vari schieramenti, il candidato che si propone per questo delicato e importante compito. La scelta delle primarie quindi, permetterebbe di ridare al popolo quella sovranità saccheggiata dai giochi di potere. Da quelle persone che non vogliono il bene comune, ma esclusivamente il proprio.
