Il nostro pianeta è sempre stato soggetto allo sfruttamento dell’uomo, ma negli ultimi secoli questo sfruttamento si è ulteriormente intensificato fino a raggiungere dei livelli insostenibili.
Negli ultimi decenni si sono verificati molti episodi come alluvioni, frane, trombe d’aria, l’innalzamento del livello del mare ecc. che confermerebbero questa tesi.
Questi avvenimenti andrebbero quindi interpretati come un segno che ormai il pianeta non è più in grado di far fronte a questo incontrollato sfruttamento.
Nella maggior parte dei paesi infatti il pianeta viene visto da molte persone non come un ambiente da preservare e salvaguardare bensì come una “cosa dalla quale deve essere ottenuto tutto il possibile”.
Molti hanno una visione di tipo egoistico e superficiale che spesso non tiene conto del fatto che la terra è la nostra casa ed è l’unica che abbiamo.
Si sfrutta quindi in modo sconsiderato e insensibile rispetto alle conseguenze che questo comporta come l’inquinamento, il cedimento del terreno e così via.
Esempi concreti potrebbero essere l’urbanizzazione selvaggia del territorio, il disboscamento forestale, l’industrializzazione massiccia dei paesi in via di sviluppo.
Ma perché risultiamo incapaci di difendere la Terra da questo intenso sfruttamento?
Una risposta in qualche modo potrebbe essere che i pochi “potenti” in grado di prendere delle importanti decisioni impongono la loro politica consumistica fatta di puro interesse personale incuranti del fatto che questo atteggiamento sia dannoso e controproducente per tutti.
Anche l’Italia è in una situazione di grande disagio di tipo ambientale; fenomeni naturali come inondazioni e frane sono all’ordine del giorno.
Altri fenomeni naturali come piccoli terremoti che in paesi che hanno investito nella prevenzione dei danni passano senza conseguenze, in Italia lasciano rovine e lutti.
Tutto ciò nel nostro paese è conseguenza di una gestione a dir poco superficiale della cosa pubblica.
Nel 1997 si è cercato di correre ai ripari per quanto riguarda l’inquinamento mondiale con il protocollo di Kyoto al quale hanno aderito 180 paesi di tutto il mondo.
Però paesi come la Cina, l’India, la Russia e altri minori non sono obbligati al rispetto del protocollo di Kyoto perché impegnati nel tentativo di ridurre il gap tecnologico rispetto all’Occidente industrializzato.
Noi quindi potremmo in un certo senso risultare impotenti e incapaci di intervenire, ma secondo il mio punto di vista, se tutti in maniera unita cercassimo di opporci e proporre delle soluzioni innovative ed efficaci, potremmo contribuire a salvare il pianeta anche con piccoli gesti come riciclare i rifiuti o utilizzare i mezzi pubblici.
Penso infine che questi giusti ideali debbano essere diffusi anche nelle scuole dove insegnanti e studenti devono impegnarsi al rispetto e alla protezione del pianeta che non è indistruttibile ma che è nostro dovere conservare dignitosamente per le generazioni presenti e future.
Gandhi diceva: “La Terra fornisce abbastanza risorse per soddisfare i bisogni di ogni uomo, ma non l’avidità di ogni uomo”.

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