“L’uomo è il cancro della Terra” scrisse il filosofo e saggista rumeno Emil Cioran (1911-1995) ne l’“Inconveniente di essere nati” (1973). Il nostro pianeta è malato. E se la causa di questa sua sofferenza fossimo proprio noi suoi abitanti? Ci abbiamo mai pensato? Noi, che attraverso l’inquinamento atmosferico, la contaminazione delle acque, la distruzione delle aree verdi stiamo conducendo il nostro mondo verso un lento declino. Oggigiorno sono sempre più frequenti gli avvertimenti che ci lancia il pianeta; basti pensare alle ultime catastrofi naturali verificatesi in Italia e nel resto del mondo: le numerosi alluvioni nei pressi di Genova, la tromba d’aria abbattutasi su Catania all’inizio del mese, il sisma seguito dal terribile tsunami che piegò il Giappone nel 2011.
Eppure, fino a qualche secolo fa, il globo terrestre era capace di sostenere le esigenze dell’uomo. Dunque cos’è accaduto? Nel corso del tempo l’essere umano ha cominciato a sentirsi via via superiore, a percepirsi padrone di questo pianeta; in realtà egli ne fa solo parte, non ne ha mai tenuto le redini. Per poter difendere il pianeta Terra, l’uomo deve estirpare dalla propria mente tale convinzione ed imparare ad apprezzare e a rispettare maggiormente ciò che ha.
Di questo passo l’uomo si rivela un cancro maligno a tutti gli effetti e ciò a cui si va incontro è un degrado irreversibile.

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