Da decenni ormai affrontiamo il problema della salvaguardia del pianeta, sotto diversi punti di vista, e indubbiamente l’intera popolazione mondiale è, ora più che mai, consapevole che salvaguardare la terra dev’essere uno dei nostri principali obiettivi. Tuttavia questo piccolo scoglio, in quest’infinito oceano che è l’universo, sta continuando a morire sotto i nostri piedi e nulla sembra poter fermare la sua lenta agonia.
Il problema è, a parer mio, che ci siamo abituati a vedere il pianeta come qualcosa di separato dall’umanità stessa. La terra è vista semplicemente come una base, come potenziale terreno edilizio.
Quel di cui io sono invece profondamente convinto si basa su un indissolubile unione tra il pianeta nella sua interezza e tutti gli esseri viventi che vi ci abitano; come se questo “tutto” fosse un unico organismo vivente, capace di crescere, respirare, ammalarsi.
Nella mitologia greca Gaia era la divinità che personificava la terra, un vero e proprio dio che aveva anche fattezze umane, con l’unica differenza che essendo stata concepita come divinità Gaia era immortale, noi abbiamo scoperto il contrario.
Gaia respira già affannosamente e le sue condizioni peggiorano.
Se l’essere umano iniziasse a concepire il mondo in questo modo sono convinto che metterebbe molto più impegno al servizio di questa causa. Il contrario sarebbe come se una qualunque persona si ammalasse e, pur sapendo che senza un’adeguata cura si potrebbe arrivare alla morte, continuasse a non avere riguardo di se stesso per puro menefreghismo.
Credo sia per questo motivo che non riusciamo a difendere la nostra terra, la consideriamo ancora “nostra” e non parte fondamentale di noi stessi.
Gaia non è semplicemente i monti, gli oceani, le foreste, Gaia non sono io, non sei tu, Gaia è l’unione di tutti questi elementi ed è questo a renderla(ci) così unica e meravigliosa.
