Settantotto.
Questo numero indicava il totale dei giri al minuto che un disco in gommalacca- successivamente riproposto in vinile- doveva compiere durante la riproduzione di un brano. E non si parla certo di un Compact Disc leggero e colorato, bensì di uno nero, pesante e contenente solo quattro brani musicali, di solito quelli più virali, che doveva essere inserito in un grammofono, la cui grandezza minima occuperebbe tranquillamente qualsiasi comodino della nostra stanza da letto. Lo stesso discorso è riferito alle videocassette, più leggere e maneggevoli, che occupavano comunque uno spazio non indifferente e, talvolta, rigurgitavano il nastro, che si poteva facilmente riavvolgere con l’ausilio di una semplice biro.
Dico ciò con fiera sicurezza e amara nostalgia perché, essendo nata verso la fine degli anni Novanta, ho avvertito perlomeno la eco ormai fievole di quel rapporto fisico e tangibile che avevano i miei parenti nei confronti di quella tecnologia, riuscendo anch’io a viverlo persino in prima persona. Ricordo ancora bene come, per rivedere un film che mi fosse piaciuto particolarmente, si dovesse ricorrere alla registrazione su cassetta, dove poteva entrare anche un pezzettino di pubblicità, perché ovviamente, quando si spingeva il tasto di registrazione, non si partiva certo dal preciso istante in cui scorrevano i titoli di testa. Eppure queste peculiarità della ‘vecchia’ tecnologia mi mancano fortemente, mi sembrano ormai estinte, aliene dal rapporto attuale che abbiamo tutti con la musica, i film, i videogiochi.
Dipendiamo ormai dal gigante internettiano per qualsiasi forma di intrattenimento. Infatti, se volessimo ascoltare un brano di Fabrizio De André -non disponendo di un CD o di un grammofono- ricorriamo a YouTube, Spotify o un’applicazione facilmente scaricabile sui nostri cellulari; se non volessimo accumulare pile e pile di DVD polverosi sparsi per casa, basta semplicemente aprire il proprio Personal Computer e digitare il titolo del film che ci si vuole godere in streaming, da casa, e senza dover scucire un centesimo; anche i videogiochi sono diventati più ‘liquidi’, non è caso raro trovare su Google milioni e milioni di siti, assortiti di videogiochi della nuova e della vecchia generazione, scaricabili sul proprio computer.
Ed è tutto un giro di scarica, cancella, aggiungi ai preferiti, annulla download…
Un tempo invece, se si comperava un disco in vinile dei Queen, se si possedeva una videocassetta di un lungometraggio tratto da un’opera di Edoardo De Filippo o una microscheda contenente un gioco interattivo, non si poteva più tornare indietro e “annullare” l’acquisto. Ma forse è proprio questo che portava a un attaccamento più affettuoso e caro nei confronti dei pochi oggetti di intrattenimento che si possedevano, si dedicava tanto tempo a pochi piaceri, si cercava di spulciarli tutti fino all’osso.
A partire dal duemila, invece, ci siamo ritrovati una gamma così ampia di contenuti di intrattenimento, da dover dedicare a ciascuno di essi veramente poco tempo, non riuscendo ad apprezzare più ciò che abbiamo.
Questo potrebbe sembrare negativo, ma forse neanche tanto, dato che ci troviamo in un’era sempre in mutazione, che procede solo in avanti lasciandosi alle spalle il vecchio, il lento e l’obsoleto. Da quel primo passo sulla Luna durante la missione Apollo 11, la scienza ha dimostrato di poter andare più veloce del tempo, influendo anche sul modo di vivere umano. Basti solo pensare che il disco in vinile si è imposto come supporto musicale per buona parte del ‘900, per poi lasciare spazio alle cassette, poi ai CD, ai computer e infine agli smartphone, in maniera repentina e sconvolgente!
Mi piange un po’ il cuore vedendo scomparire le vecchie abitudini, ma da quando la cultura pop è veramente alla portata di tutti (grazie a Youtube o Spotify, appunto), penso che queste nuove forme di intrattenimento ‘liquide’ siano anche migliori di quelle antiche, forse un po’ fredde e meccaniche-perché erano forse quelle piccole imperfezioni provocate dalla punta di diamante sul vinile che rendevano un brano della Callas o una sinfonia di Beethoven persino più gradevole e reale-, ma più accessibili anche a chi, semplicemente, vuole godersi il piacere di un buon film, una bella partita a FIFA o la voce graffiante di Ray Charles. Ciò che resterà dei nostri ricordi, saranno proprio i ricordi dolci e amari del periodo aureo della vecchia tecnologia, che i nostri discendenti, al solo sentirne parlare, interpreteranno sicuramente come antiche leggende.
E, chissà, forse anche quella del settantotto giri diventerà un bel mito da narrare ai nostri posteri.
Federica Maria Rotulo

Testo molto originale, scritto in una forma che apprezzo molto. Personalmente, trovo che il gusto che si prova nello sfogliare un libro cartaceo o nel maneggiare un disco in vinile non potr