Cosa succederebbe se molti mestieri fossero svolti da robot e non più da umani? Per rispondere a questa domanda bisogna prima definire il concetto di intelligenza artificiale (IA), infatti esistono due grandi scuole di pensiero: la prima sostiene che è definibile IA un computer in grado di reagire a delle situazioni in base a dei parametri preinseriti, in questo caso l’intelligenza artificiale è limitata, in quanto ad azione corrisponde reazione, senza capacità di decisione; la seconda sostiene che è definibile IA qualsiasi macchina in grado di discernere tra bene e male e che abbia capacità decisionali pari a quelle di un uomo; in questo caso l’intelligenza artificiale non ha limiti, in quanto è come una persona. Il “problema” di questa IA in grado di pensare è che si avvicina pericolosamente all’idea di macchina che si è creata grazie ai film di fantascienza come “Io robot”, dove il mondo è stato conquistato dalle macchine o dove l’uomo è sottomesso ai robot; infatti, se l’intelligenza artificiale fosse in grado di decidere cosa fare con la sua “testa”, potrebbe tranquillamente scegliere di sterminare l’uomo, come nei film. Un’altra soluzione pensata per creare un’IA pensante era di scannerizzare un cervello umano all’interno di un super computer: questa operazione avrebbe diminuito il rischio di una “rivolta delle macchine”. Fortunatamente o sfortunatamente – dipende dai punti di vista- con le conoscenze scientifiche attuali non si può arrivare a realizzare un’IA in grado di pensare come un uomo, quindi – per ora- è un’opzione da scartare. Tornando alla domanda iniziale, poiché al momento il lavoro è in mano all’uomo, non si può rispondere in modo completo, ma sicuramente le persone non lavorerebbero più, quindi ci sarebbe un alto tasso di disoccupazione, infatti è difficile che 7 miliardi di persone possano fare tutti i politici – mestiere che richiede per forza una persona – o i tecnici di robot. Inoltre, essendoci disoccupazione, non esisterebbe praticamente più il concetto di salario, infatti praticamente tutti i lavoratori scomparirebbero e non ci sarebbe più bisogno di pagare delle macchine; ma allora come ci si può procurare il denaro per “tirare fino a fine mese”? Un regime totalmente robotico è quindi impossibile, infatti non ci sarebbe posto per l’uomo. Se –per esempio- tutto il lavoro fosse svolto solo ed esclusivamente dall’IA, tutti avrebbero molto tempo libero, quindi ci si ridurrebbe a fare solo quello che ora si considera un hobby, che diventerebbe la normalità e annoierebbe come ora annoia il lavoro. Se l’uomo sfruttasse l’intelligenza artificiale con moderazione, si otterrebbe sicuramente la scomparsa dei lavori più rischiosi, come ad esempio il militare, infatti sarebbe molto meno pericoloso e più efficiente mandare una macchina piuttosto che un uomo a partecipare a una guerra. Anche i lavori tecnici probabilmente sparirebbero: è molto più facile e produttivo far riparare oggetti a delle macchine che sono molto più veloci e precise di un uomo, senza contare che – se l’IA è programmata bene – è quasi impossibile che commetta un errore. I mestieri che prevedono l’archiviazione di documenti diventerebbero inutili, anche adesso il mondo si sta dirigendo verso la digitalizzazione di tutti i moduli che servono per la burocrazia dei diversi impieghi, rendendo sempre meno utili i lavori di archiviazione. Molti mestieri verrebbero invece molto semplificati: per esempio la donna delle pulizie potrebbe far pulire solo il pavimento ad un robottino e poi ordinare o spolverare i mobili, senza dover passare delle ore in un’attività molto faticosa che ruba tempo prezioso da dedicare ad altro. Gli unici lavori che non possono essere nemmeno semplificati sono l’artista e il ricercatore, in quanto sono due mestieri che richiedono fantasia e inventiva, cose che un robot non può avere, a meno che non abbia capacità intellettive pari a quelle di un uomo. Questo si può dire presupponendo che le macchine non possano pensare come un essere umano, ma se potessero farlo e potessero fare scelte consapevoli come quelle umane, manterrebbero il loro “status” di macchina come la intendiamo noi, cioè sempre perfetta, che esegue le azioni sempre allo stesso modo senza mai sbagliare, oppure diventerebbe più simile all’uomo, cioè commetterebbe degli errori? Questa è una domanda che al momento non ha risposta, ma pone un dilemma per un possibile futuro: quando e se esisterà un’IA pensante a chi dei due apparterrà il lavoro del giudice? La risposta a questa domanda dipende in parte dalla risposta a quella di prima: se l’intelligenza artificiale fosse imperfetta, allora sarebbe meglio lasciare il potere più grande all’uomo in quanto avrebbero lo stesso livello di capacità di ragionamento, quindi -per evitare possibili scenari apocalittici- è meglio lasciare il potere maggiore all’uomo; se invece l’IA fosse infallibile cosa sarebbe meglio fare?

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