Internet, dalla sua nascita negli anni sessanta, ha sempre fornito un notevole contributo alla società. Da allora sempre il perfezionamento e il potenziamento della rete è proseguito per soddisfare le esigenze di grandi e piccini. Siamo arrivati, oggi, in un mondo pervaso da mezzi tecnologici, in cui Internet viene usato normalmente tutti i giorni da milioni di persone.
Ma siamo sicuri che l’utilizzo di tutti questi strumenti porti solo conseguenze positive? Dipende da quali e da come usiamo le risorse che ci vengono date. Alcuni servizi che ci offre la rete sono veramente utili: per esempio, la possibilità di consultare enciclopedie e libri o di mandare messaggi da tutt’altra parte del mondo, ma anche comprare qualunque cosa ci serva senza muoversi da casa o fare una miriade di altre cose.
L’aspetto di cui, però, voglio parlare è un altro; ovvero spesso dietro a queste cose utilissime troviamo quelle che voglio chiamare delle insidie, delle trappole. Per nostra sfortuna, ce ne sono tante e anche molto diverse le une dalle altre. Per esempio, la prima cosa che notiamo appena aperto un motore di ricerca è la pubblicità. Onnipresente, dai colori sgargianti e accesi, sembra quasi caricarsi prima ancora del logo del sito. Compaiono frasi scritte, tipo “Sei il milionesimo visitatore, hai vinto mille euro!” Ma le trovi anche la settimana dopo con lo stesso messaggio. Probabilmente nascondono delle truffe e il povero sciagurato che involontariamente ha cliccato l’icona si ritrova bombardato di virus. E questo è solo uno dei trabocchetti presenti sulla rete.
Chi non è iscritto a un social network? Io, per esempio, e ho dei motivi. Ve li spiego. Sappiamo tutti a cosa servono i social, come Facebook o Twitter. Servono a rendere visibili immagini o pensieri, provenienti dal più remoto angolo della nostra mente, ai nostri “amici” o a coloro che ci “seguono”, gente con cui abbiamo una relazione sulla rete. A volte, è già tanto se le persone si conoscono nella vita reale. E con questa storia degli “amici”, c’è tanta gente che si spaccia per fedele seguace e, invece, è tutt’altro che questo. Anche a ciò che si posta bisogna fare attenzione: insomma, a chi piacerebbe vedere la propria faccia in foto bizzarre, pubblicate e condivise una decina di anni prima. Chissà poi cosa ne penserà il datore di lavoro che aveva scelto te fra tanti e che quasi ti stava per assumere. Bisogna sempre ricordarsi che da Internet le cose non le toglie nessuno.
La rete è come una scatola magica, tutto entra, niente esce. L’ultima notizia che ho sentito, invece, riguarda alcune applicazioni a pagamento. Succedeva che alcune agenzie telefoniche cedevano il numero di telefono e altri dati personali in cambio di una percentuale del guadagno. Ciò fa pensare: noi e i dati personali sono veramente al sicuro? Così ci dicono, poi il resto è affidato alla nostra responsabilità. Ciò che voglio dire è che bisogna stare attenti con tutto quel che c’è in rete. Dobbiamo essere molto responsabili, soprattutto noi della generazione dei nativi informatici, che avremo un futuro sempre più tecnologico.
Certo, il computer diventerà sempre più indispensabile alla vita di tutti i giorni, ma non dovrà diventare l’unica fonte di attività e non dovrà sostituire il resto: con la scusa dei negozi online, non deve scomparire, per esempio, il posto concreto in cui andiamo e compriamo ciò che ci serve. Salvo che tutti i negozianti non facessero il proprio sito, i disoccupati diventerebbero tantissimi. Internet deve rimanere un mezzo, non il fine. Non dobbiamo lasciare che il mondo diventi come nel film della Disney, Wall-E, nel quale gli uomini sono unicamente serviti da macchine. Spero che il progresso tecnologico faccia passi avanti. Insomma, il mio ideale di futuro digitale è quello in cui la tecnologia e Internet aiutano l’uomo nella vita quotidiana, ma non si sostituiscono alla vera essenza della comunità.
